L’importo del “tesoretto” e le modalità del suo utilizzo hanno tenuto banco negli ultimi mesi del dibattito politico. Ma quasi nessuno parla del vero “tesoretto”, la cui riconversione potrebbe realizzare grandissimi benefici al Paese. Si tratta delle spese militari che sottraggono risorse agli investimenti per la creazione di posti lavoro puliti, a quelli per avere una sanità più efficiente, un sistema scolastico migliore, pensioni più alte.

 

da controcorrentesatirica.com
 

 

    Qualcuno aveva sussurrato la proposta di ridurle con la prossima legge finanziaria, ma il ministro della difesa ha battuto i pugni sul tavolo dicendo che la contrazione dello stanziamento per le spese militari porterebbe l’Italia fuori dal sistema di sicurezza della Nato.

    Forse qualcosa mi sfugge, forse sono un buontempone, ma che significa uscire dal sistema di sicurezza della Nato? Non ho mai condiviso l’equazione grande esercito = grande paese. Un grande paese è quello che assicura ai suoi cittadini il lavoro, la sanità, l’istruzione, condizioni di vita dignitose, non quello che favorisce la produzione di armi e di ordigni di morte. Tagliando la parte del bilancio dedicata alle spese militari staremmo tutti meglio.

    Peccato che un ministro del centrosinistra (vabbè che le ideologie non esistono più) adotti politiche militariste e di destra.

   Peccato che la Chiesa Cattolica (leggasi Vaticano) non sia così zelante, come su altri temi, a far sentire la sua voce, peccato che non condanni apertamente queste massime strutture di morte, peccato che non richiami i “politici cattolici” a impegnarsi per la riduzione delle spese militari. Peccato che non difenda anche qui il valore della vita.

(Sabato, 6 ottobre 2007) 

  

Il V-day dell’otto settembre di Beppe Grillo è stata una scossa tellurica nei confronti del mondo dei partiti e dei loro sacerdoti, che però ancora, chiusi come sono nella loro casta, rifiutano di capire cosa sta montando intorno al castello e che scosse di ben più elevata intensità potrebbero travolgerli.

          Certo l’approccio di Beppe Grillo è stato pesante, sin dal titolo della manifestazione e dalla scelta di una data altamente simbolica. Ma Beppe Grillo è un comico e ha tentato di smuovere, anche con l’arte dell’ironia e del sarcasmo, un mondo paludato e autoreferenziale.

         Si parla di antipolitica. Certo se come politica si intende solo quella che sono “capaci” di produrre gli attuali partiti, allora si, Beppe Grillo è antipolitico. Ma se la politica viene considerata come impegno a favore della collettività e come proposta per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, allora credo che Beppe Grillo sia “politico”.

        Se quelli che oggi si stanno stracciando le vesti, invece di concentrarsi sui loro equilibri di potere, avessero avuto l’umiltà di ascoltare gli umori della gente, di frequentare non solo il blog di Beppe Grillo ma le voci di protesta che si moltiplicavano nella rete forse si sarebbero resi conto di quanto gli italiani sono stanchi.

         Prima del V-day, sul blog di Beppe Grillo si è discusso dei normali problemi che interessano le persone: le truffe dei bond Parmalat, i prodotti alimentari pieni di piombo, i farmaci, le truffe delle finanziarie, l’inquinamento e le fonti rinnovabili, l’ingiustizia dell’indulto. Sono stati creati addirittura dei forum di discussione e di proposta sui temi più importanti, le cosiddette “primarie dei cittadini”, i cui risultati sono stati portati e presentati a Palazzo Chigi. E’ stata pura azione politica, perché ha partecipato la gente, quella stessa gente che ha consacrato il successo del V-day. Ed è stata un’azione politica dal basso, fuori dagli schermi televisivi dei tg e dai salotti tv, dove parlano solo i membri della casta. Che dire, poi, della proposta di escludere dal parlamento i condannati e di limitare il numero massimo delle legislature a due? Sono iniziative di legge popolare, firmate da più di trecentomila persone, istituto previsto dalla nostra Costituzione.

         Si è detto che il V-day è stata un’azione volgare, infarcita di volgarità. Anche qui domina l’ipocrisia tutta italiana. Ci scandalizziamo delle parolacce, quando son ben altre le cose che dovrebbero recare scandalo.  Bisognerebbe poi sentirli i politici quando apostrofano gli altri con parolacce e imprecazioni. Anche la Cassazione, adeguandosi al “nuovo costume”, recentemente ha sentenziato che certe “parole forti” pronunciate da un Sindaco sono espressioni di critica politica.   

        Eugenio Scalfari ha poi sollevato il pericolo di squadrismo. Mi pare una considerazione fuori luogo e senza alcuna attinenza con la realtà, forse destata dalla paura del precipizio in cui il sistema, anche quello dell’informazione, rischia di precipitare.

       E allora il sistema dovrebbe ringraziare Beppe Grillo perché offre a tutti un’occasione per fare un serio esame di coscienza, per adottare le riforme necessarie, per ristabilire condizioni di equità sociale, per eliminare i privilegi, per riconsiderare il rapporto con i cittadini su base partecipativa.

         Dovrebbe rappresentare un forte stimolo anche per il nascente partito democratico, nato con le migliori intenzioni, ma subito assaltato per la corsa verso il posto al sole, dove la partita si sta giocando ancora una volta, soprattutto in Calabria, tra gli apparati, senza un serio dibattito, senza partecipazione, con i soliti noti a menare le danze.

         Il grillo parlante, nel racconto di Collodi, tentava di mettere in guardia Pinocchio. Anche i nostri politicanti hanno il naso lungo e vorrebbero schiacciare il grillo. Ma forse è meglio che tentino di capire e di cambiare prima che sia troppo tardi.

p.s.: a Mastella sembra che la cosa non interessi se, immediatamente dopo il V-day, prende un aereo di stato per godersi, insieme al figlio, il gran premio di Monza e se ha appena chiesto il trasferimento del dott. De Magistris dalla Procura di Catanzaro. Non sarebbe meglio se trasferissero lui dal Ministero della Giustizia?   

(Sabato, 22 settembre 2007) 

 

Le ultime provocazioni di Caruso e Bossi sono veramente preoccupanti e denotano un altissimo tasso alto di irresponsabilità in coloro che le hanno pronunciate.

               Andiamo con ordine, Francesco Caruso ha dichiarato giorni fa che Tiziano Treu e Marco Biagi sono degli assassini perché “le loro leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro".

Immagine da www.camera.it

 

 Va anzitutto precisato che Marco Biagi non è autore di alcuna legge sul lavoro. La famosa legge 30 del 2003, che va intestata piuttosto all’allora ministro del Welfare Roberto Maroni, ha fatto proprie solo alcune indicazioni del libro bianco sul mercato del lavoro del 2001, questo si coordinato da Marco Biagi, senza peraltro riprenderne per intero i contenuti.

Aldilà però della paternità dei provvedimenti legislativi, nessuna legge, tantomeno Tiziano Treu e Marco Biagi, autorizza gli imprenditori ad assumere in nero per risparmiare anche sui costi della sicurezza. Anzi, tutte le norme più recenti hanno introdotto regole sempre più stringenti e sanzioni sempre più pesanti per migliorare pure la sicurezza sui luoghi di lavoro. Molto va ancora fatto, soprattutto sul lato dei controlli, ma è assolutamente fuorviante e moralmente indecente accusare addirittura di omicidio due persone assolutamente limpide, una delle quali ha pagato con la vita per il suo impegno professionale.

               E’ come se di fronte a qualsiasi reato o atto contrario alla legge non andassimo alla ricerca dell’autore del comportamento, ma radicassimo la responsabilità altrove. Assumere in nero e senza rispettare le norme in materia di sicurezza è contro la legge ed è un atto criminoso, ancora di più se mette a rischio l’incolumità del lavoratore. Morire di lavoro è una cosa assurda e che non dovrebbe assolutamente avvenire, è un tributo che niente e nessuno deve imporre di pagare ai lavoratori e alle loro famiglie.  Chi se ne rende effettivamente responsabile deve risponderne con severità.  

Ma le frasi di Caruso sono socialmente pericolose perché in grado di accendere l’odio sociale e di scatenare reazioni e scenari imprevedibili. Una persona che adotta un simile linguaggio, al pari di altri soggetti inquisiti e condannati per i reati più vari, non dovrebbe stare in Parlamento.

Umberto Bossi la scorsa settimana ha quasi proclamato lo sciopero fiscale, addirittura sostenendo che le popolazioni del nord sono ridotte in schiavitù da Roma. Meno male che la Lega non rappresenta tutto il Nord, ma un brivido alla schiena viene solo a pensare che tali soggetti sono stati al governo del paese. E’ la dimostrazione del puro egoismo che domina alcune formazioni politiche interessate a coltivare i propri orticelli senza alcun senso del bene comune, orientati esclusivamente a proteggere le enclavi del loro consenso elettorale che si fonda sulla negazione del principio della convivenza e sulla paura di tutto ciò che viene ritenuto diverso e ostile al loro “stile” di vita e ai loro interessi (compreso i migranti e gli omosessuali). Il signor Bossi ignora che uno Stato democratico si fonda sulla solidarietà tra le diverse parti del territorio nazionale, sulla partecipazione, attraverso le tasse e le imposte commisurate al reddito e al patrimonio, di ogni cittadino alle spese del Paese. Il signor Bossi dimentica che con le tasse e le imposte sono finanziate la sanità, l’istruzione, la giustizia e la sicurezza di tutti noi.

Immagine da www.repubblica.it

 

Lo sciopero fiscale è un puro e incosciente invito all’evasione fiscale, a scardinare le regole del convivere civile all’interno della comunità italiana. Già la comunità e lo Stato Italiano per il signor Bossi sono come fumo negli occhi.  

Allora non ho che da proporre a lui e a tutti i parlamentari della Lega di rinunciare, per coerenza, alle laute indennità elargite da uno Stato che non riconoscono come il loro ed al cui pagamento contribuiscono tutti i cittadini, tanto quelli del Sud che quelli del Nord. Che se le facciano pagare dal parlamento padano!                                                  

(Lunedì, 20 agosto 2007) 

 

All’ingresso del ristorante “Da Bruno” a Duisburg è stato posto un cartello con la scritta “Warum?” che in tedesco significa “Perché?”. E’ la domanda terribile: perché tanto odio, perché tanta violenza e brutalità?

Image
foto da www.repubblica.it

Purtroppo non possiamo dare alcuna risposta, perché risposta non c’è. Niente può giustificare la violenza contro un altro uomo.

E’ il cuore dell’uomo che allontanandosi da Dio diventa di pietra e come la pietra non è più capace di discernere e di distinguere il bene dal male. Il male allora si impossessa dell’anima e la travolge.

Come calabresi siamo ancora più colpiti da quello che è successo in Germania il giorno di Ferragosto, e tanto più siamo chiamati a non rimanere indifferenti. Come credenti, accanto alla fiducia nelle istituzioni e nell’opera di magistrati e forze di polizia, siamo chiamati a pregare più intensamente perché al male non si risponda con altro male, perché il Signore possa illuminare le coscienze e quest’ultime accettino di essere “travolte” dall’amore di Dio.

(Giovedì, 16 agosto 2007)

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere

I sentieri della meditazione

Comunità di Bose

Un'introduzione alle via cristiane, induiste e buddiste della meditazione. Se meditare oggi è quasi una "moda", ci viene invece spiegato come la meditazione ha le sue profonde radici nella fede e nella spiritualità. Talvolta è necessario un maestro e bisogna gestire con rigore e prudenza il desiderio di percorrerne ogni via passando da una spiritualità all'altra. (27 agosto 2024)

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Roberto Esposito

I volti dell'avversario - L'enigma della lotta con l'Angelo

Genesi 32,23-33 racconta di una  lotta tra Giacobbe, uno dei patriarchi di Israele, ed un misterioso personaggio al guado dello Iabbòq. Chi è costui? Un altro uomo, un dio, un angelo, un demone, l'ombra di Giacobbe stesso. L'autore compie un complesso percorso, anche con l'aiuto della psicanalisi, dell'arte e di altri scritti che in qualche modo richiamano la vicenda o la ricordano, per tentare di spiegare ciò che è successo. Ma la spiegazione, come per tutte le altre storie della Bibbia, va trovata nel proprio cuore attraverso i propri occhi e la propria sensibilità.  (28 giugno 2024)

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Pietro Stefani

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Undici capitoli (i primi sette curati da Pietro Stefani e gli altri quattro da Davide Assael) in cui è condensata una storia millenaria. Una storia affascinante che aiuta a comprendere anche l'attualità. In continua tensione tra universale e particolare. (6 maggio 2024)

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Un vero e proprio capolavoro. Tra la chimica e l'autobiografia, Primo Levi si destreggia meravigliosamente nelll'arte della scrittura. (19 marzo 2024)

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Franco Cardini

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Chi era davvero questo Gatsby? Sicuramente un uomo innamorato di Daisy. Ma poi? La domanda rimane irrisolta anche alla fine del romanzo. (16 dicembre 2023)

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Qohelet - La domanda

Una lettura fuori dai "canoni" della teologia. Tutto è vanità, niente altro che vanità. Tutto nel Qohelet gira intorno al vuoto e al non senso dell'esistenza e anche della morte. Solo chi è disponibile a provare davvero le gioie e i dolori della vita può sfuggire all'inesorabile sentenza dell'Ecclesiaste. (11 dicembre 2023)

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A cura di Guido Ceronetti

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Cos'è il Talmud

Una bella passeggiata che ci introduce all'origine, ai contenuti, alle scuole, ai metodi dell'interpretazione del Talmud. Il Talmud, conclude l'autore, non è mai stato completato, perché l'interpretazione procede sempre. (1 novembre 2023)

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L'equilibrio delle lucciole

Di fronte alle crisi delle nostre vite una fonte di riparazione può diventare il ritorno in quei luoghi dove ci è possibile riscoprire chi siamo. Così fa Adelaide che, dopo una storia d'amore fallita, ritorna nella sua Val Germanasca dove ritrova Nanà che, in una dimensione di aiuto reciproco, la restituisce alla vita e all'amore. (30 agosto 2023)

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Lidia Maggi

Protestantesimo

Partendo da un excursus sui "4 Sola" della Riforma di Lutero, l'autrice ci conduce per mano ed in modo semplice a comprendere il significato delle varie diramazioni che la Riforma ha poi preso. L'agevole volume si conclude con alcune considerazioni sullo stato delle chiese protestanti in Italia, ma soprattutto sul significato autentico e attualizzato dello "scisma" della chiesa d'occidente del XVI secolo. (17 agosto 2023) 

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