Il vero affare del ventunesimo secolo non sarà più il petrolio, quello che ancora viene definito oro nero, ma l'acqua, il nuovo oro blu. C'è una corsa da parte del privato ed in particolare delle grandi multinazionali ad accaparrarsi le risorse idriche ed a trasformarle in colossali macchine per fare profitti. Il tutto a spese delle popolazioni locali ed in particolare del Sud del mondo che, laddove i governi hanno riconosciuto le concessioni alle stesse multinazionali, sono costrette a subire condizioni molto esose per fruire di un bene che per sua natura è un bene comune fonte di vita, quindi collettivo e pubblico. Insomma i poveri che diventano sempre più poveri.
Anche da noi, però, le cose non vanno meglio. Il subentrare delle società per azioni, al posto degli enti locali, nella gestione delle risorse idriche ha comportato un aumento esponenziale del costo dell'acqua per i cittadini, senza peraltro ancora intravedere i benefici che i cultori della privatizzazione prospettavano. Ne sanno qualcosa le popolazioni di alcuni comuni, come Aprilia (Lazio), dove addirittura si stanno organizzando comitati civici per difendere i cittadini dalle salatissime bollette.
Se vogliamo restare in ambito strettamente locale, in questi giorni a Chiaravalle stanno arrivando le bollette So.Ri.Cal per l'anno 2005. Il rincaro è evidente, rispetto alla precedente annualità 2004. Come si può vedere da questo raffronto,
il costo dell'acqua in un solo anno è aumentato di più del 50%, senza considerare che ancora non paghiamo l'imposta di depurazione. Tutto ciò nonostante che, all'indomani della sottoscrizione nell'anno 2003 della convenzione tra Regione Calabria e la stessa So.Ri.Cal, era stato dichiarato che le tariffe non sarebbero aumentate e che in molte zone della nostra cittadina la rete idrica è insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione.
Forse non sono ancora le tariffe di altri posti d'Italia, ma l'aumento è irragionevole e sproporzionato.
L'acqua è un bene pubblico collettivo e come tale deve tornare ad essere gestito direttamente dagli Enti Locali, magari trovando forme consortili che migliorino l'efficienza e sicuramente combattendo gli sprechi e gli abusi. Non si può lasciare l'acqua in mano alle società per azioni che caricano i loro costi di gestione e i loro profitti sulle tasche dei cittadini. Come non è possibile privatizzare l'aria che respiriamo, non è possibile privatizzare l'acqua, bene primario, che deve rimanere in mani pubbliche e restare accessibile a tutti a tariffe sociali.
Il recente decreto Bersani ha escluso il settore dell'acqua dalle liberalizzazioni, ma nel testo dello stesso decreto sono rimaste alcune ambiguità che vanno rimosse, perchè l'acqua è di tutti.
(Domenica, 29 luglio 2007)