A differenza di quanto qualcuno proclama in maniera retorica, gli italiani forse non desideravano e sicuramente non avevano bisogno di nuove elezioni politiche. Gli italiani speravano e chiedevano risposte ai mille problemi che affliggono la loro vita quotidiana, un’azione di governo che li facesse uscire fuori dal senso di smarrimento che li avvolge, politiche più attente a coloro che vivono ai margini. Ma tant’è, tra due mesi si tornerà a votare e si voterà con una legge elettorale definita dal suo stesso ideatore (mi scuso per il termine) “una porcata”. Una legge elettorale che sottrae ai cittadini il diritto di scegliere e lascia tutto in mano ai partiti. Si va a votare, quindi, con un senso di profonda sfiducia, con il timore che tutto si riprodurrà in maniera uguale a ciò che abbiamo lasciato.

Oggi ho ascoltato Walter Veltroni, nel suo “Discorso per l’Italia”, dire che negli ultimi due anni non sono mancati gli uomini, ma è stata tutta colpa di un sistema che non garantisce stabilità. Non condivido appieno quest’affermazione. E’ vero che il sistema non ha garantito stabilità, anzi ha prodotto il contrario, proprio perché era stato costruito per generare ciò che poi è avvenuto, ma gli uomini sono mancati in maniera drammatica. Le circostanze e le modalità con le quali si è presentata e poi consumata la crisi di governo ne sono testimoni. I partiti hanno fallito nella scelta degli uomini inseriti, e poi eletti, nelle liste bloccate e anche lo spettacolo (in mondovisione) cui abbiamo assistito durante l’ultimo voto di fiducia al Senato non è stato che “l’apoteosi” dello scempio realizzato dalle segreterie politiche.

            Sono gli uomini a determinarne il destino e quindi il successo o il fallimento di qualsiasi missione umana. E' sempre la qualità degli uomini a fare la differenza ed a essere decisiva, anche e soprattutto in politica.

Se, quindi, si vuole cambiare, pur in presenza di una legge elettorale infame, un modo c’è: inserire nelle liste persone di qualità, persone non compromesse con il solito modo di fare politica, persone che non intravedono nel seggio parlamentare un comodo strapuntino per evitare guai giudiziari, non infarcire le liste di mogli, fratelli, cugini e di parentela varia. Questo dovrebbero fare i partiti.

E i cittadini dovrebbero pretendere e controllare che ciò avvenga. Leggere con attenzione, prima di esprimere il voto, i nomi e i cognomi delle persone candidate e penalizzare con la loro scelta le liste che non rispondano a requisiti di trasparenza, di qualità e di pulizia morale.

(Domenica, 10 febbraio 2008)

La vicenda della mancata visita di Benedetto XVI all’Università “La Sapienza” di Roma da, secondo me, il segno di quello che ormai è un paese smarrito. E dispiace dover constatare che i più smarriti sono proprio coloro che dovrebbero avere uno sguardo più alto. Mi riferisco ai professori universitari che di fatto hanno impedito al Papa di tenere il suo discorso, tradendo peraltro la missione più importante dell’Università, quella di essere un luogo aperto di conoscenza e di diffusione del sapere.

Nessuno avrebbe impedito ai quei “professori” di esprimere il loro dissenso alle parole del Papa, che tra l’altro è stato un importante professore universitario e quindi solo per questo avrebbe potuto “legittimamente”  parlare all’interno di un’aula universitaria, se solo lo avessero lasciato esprimere il suo pensiero. Invece hanno preferito essere settari e hanno rinunciato all’ascolto e al dialogo, tingendosi loro stessi della pittura dell’integralismo e dell’oscurantismo di cui accusano il Pontefice.

Personalmente, anche se non condivido tutte le posizioni di Benedetto XVI, ho paura di quest’integralismo laicista che contesta l’altrui verità ma pretende di imporre la propria dall’alto di una presunta superiorità scientifica. C’è ben poco dell’illuminismo della ragione in tutto ciò. Forse c’è pure la difficoltà personale e di gruppo di confrontarsi con ciò che trascende la nostra limitata realtà umana.  Scienza, ragione e fede non sono degli opposti. Ma questo è un altro discorso.

Resta l’amarezza per quel che è successo, per un’occasione mancata, per un episodio che segna negativamente il cammino del nostro Paese. Resta l’impressione di avere perso veramente la bussola!!!     

(Sabato, 19 gennaio 2008)

La vittoria di Barack Obama ai caucus (assemblee dove gli elettori si riuniscono per discutere e poi votare) dello stato dell’Iowa è un segnale positivo per il nuovo anno che è appena iniziato. Il risultato conseguito dal senatore democratico in uno stato a prevalente popolazione bianca e, negli stereotipi, piuttosto tradizionalista e conservatrice mette in luce il desiderio di dare un volto nuovo agli Stati Uniti di America, attraverso una politica di radicale cambiamento rispetto a quella devastante (per il mondo intero) dell’era Bush.     

                                                                        
             Ci sono due aspetti, a mio avviso, da mettere in rilievo. La prima riguarda la contaminazione che, per la sua storia personale, rappresenta Barack Obama, quella contaminazione che può essere la soluzione per superare lo “scontro di civiltà” che l’amministrazione Bush ha teorizzato e propugnato nel corso dei suoi due mandati e che è stato artefice di tanti disastri. Uno scontro di civiltà peraltro escogitato per nascondere gli interessi delle potenti lobbies petrolifere, dei costruttori e dei mercanti di armi. Barack Obama, invece, semina la visione di un’America nuova, più tollerante, meno discriminante, fondata sulla convivenza e sul multilateralismo. Insomma, anche se può sembrare esagerato, un nuovo sogno americano! Tutti noi abbiamo però bisogno di questo sogno perché, anche se qualcuno sostiene che il potere mondiale degli Stati Uniti sta per volgere al suo tramonto, è pure vero che ancora le scelte di Washington influenzano quello che avviene nel resto del mondo e la rottura con le politiche “ignoranti” ed “estremistiche” di George Bush può rappresentare una boccata d’ossigeno per l’intera umanità.

L’altro aspetto è che una grande nazione  come gli Stati Uniti d’America non può trasformarsi in una democrazia a successione familiare. Dopo i Bush non è proprio necessario che ritornino i Clinton. Nelle parole di Hillary Clinton si avverte una presunzione esasperata, come se la presidenza degli Stati Uniti le spettasse per diritto divino. Si ritiene una persona più esperta di Barack Obama.  Certo nei maneggi del potere sarà sicuramente più esperta, ma c’è da sperare che i cittadini possano invece apprezzare la voglia di cambiamento, la freschezza, l’apertura e i valori di Barack. 

Se riuscirà a diventare presidente Barack Obama non avrà un compito facile perché gli Stati Uniti d’America hanno interessi pesanti dappertutto, ma Barack in questo momento incarna la speranza e  il mondo ha bisogno di sperare!!!

(Sabato, 5 gennaio 2008)

 

Il brutale atto di violenza commesso da un cittadino rumeno che ha portato alla morte di Giovanna Reggiani ha riacceso il dibattito sui temi dell’immigrazione nel nostro paese. Si tratta però di un dibattito viziato, almeno dal lato politico, da una buona dose di ipocrisia e di strumentalizzazione da parte di alcune forze politiche che, pensando di cavalcare a loro favore i sentimenti della popolazione, realizzano operazioni di vero e proprio sciacallaggio contribuendo ad intorbidire un clima che diventa sempre più irrespirabile e alimentando la tensione sociale. E’ davvero incredibile come persone che hanno ricoperto per anni ruoli istituzionali e di governo non percepiscono la pericolosità dei loro interventi “mediatici” e al solo scopo di mettere in cattiva luce l’attuale governo “sparino” frasi davvero inquietanti.

 

da www.lumsanews.it
 

 

Quello dell’immigrazione è un problema che le società moderne dovrebbero affrontare con un approccio lontano da condizionamenti ideologici e con un respiro di livello internazionale. Nessun paese può credere di risolversi il problema da solo, ma bisogna convincersi che le regole vanno trovate e condivise a livello dell’Unione Europea, favorendo un sistema di accordi internazionali con i paesi maggiormente interessati dai fenomeni di emigrazione. Ne tanto meno si può pensare di chiudersi dentro i propri confini e credere di poter respingere chi vuole entrare. Le nostre società saranno sempre più multietniche e questo, oltre ad essere un fatto ineluttabile, deve essere considerato come un’opportunità di crescita per tutti. Per questo credo che la Legge "Bossi-Fini", contro la quale l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace ha promosso a suo tempo una campagna di raccolta firme intitolata “Nessun uomo è clandestino", è miseramente fallita, perché ha chiuso le porte degli ingressi regolari e ha stimolato quelli irregolari.

D’altro canto, non si può neanche pensare di trovare soluzioni sull’onda dell’emotività, come si è fatto con i provvedimenti d’urgenza emanati in questi giorni, quando nel quotidiano si fa pochissimo perché le situazioni non degradino. Questi provvedimenti si trasformano in manifesti che dopo qualche giorno non saranno più applicati, ma che nell’immediato producono conseguenze nefaste sempre sulle persone più deboli.

E’ il problema del nostro Paese quello di agire sull’onda dell’emergenza. Abbiamo perso lo sguardo verso il futuro. Il nostro naso è sempre più l’indice del nostro agire.

Ma potremmo ancora cambiare la rotta, se solo riuscissimo a capire che ciò che facciamo e proponiamo non deve essere strumentale agli interessi di parte, ma tutto deve essere orientato, pur nel normale confronto politico e sociale, a garantire condizioni di accoglienza e di convivenza degne di un Paese civile.

(Domenica, 4 novembre 2007)

Nei giorni scorsi sul “Sole 24 ore” è comparso un articolo nel quale si evidenziava come ormai in Italia gli appartenenti alla “casta” dei politici siano individuati dalla generalità dell’opinione pubblica come persone poco trasparenti e come la politica dei partiti sia considerata come qualcosa di poco pulito, addirittura in grado di compromettere la buona reputazione di coloro che vi si dedicano. La conclusione di questo ragionamento era che molte persone professionalmente preparate e anche di buona volontà rinunciano a scendere in politica perché temono di subire un vulnus al loro buon nome e alla loro credibilità.   Si evidenziava anche che, al contrario, in altri paesi occidentali non si ha un’immagine così sporca della politica perché di fronte a episodi di corruzione o, comunque, davanti a comportamenti eticamente non accettabili, il politico viene isolato dal suo stesso partito e costretto quasi sempre alle dimissioni.

Quello rappresentato sul principale giornale economico nazionale è il problema principe della politica partitica italiana: la mancanza ormai pressochè assoluta di credibilità, la sua opacità. Ciò consente, però, a persone che al di fuori dei meandri della politica, come si dice, non avrebbero né arte né parte, a percorrere i percorsi nebbiosi del sistema italiano, a ricoprire magari anche cariche istituzionali, giocando come avventurieri sul tavolo da poker, producendo però danni irreparabili alla collettività dei cittadini e imprimendo il marchio dell’inaffidabilità a tutto ciò che toccano e che fanno.

Di fronte a tutto ciò il cittadino onesto, molto spesso, tende a chiamarsi fuori e a rifugiarsi nel suo privato, ma quando riscopre le ragioni dell’impegno sociale e politico e denuncia ciò che non va, ecco il grido di dolore del politico di “professione” che stracciandosi le vesti lamenta l’attacco dell’anti politica, l’aggressione al suo “prezioso lavoro”, non rendendosi conto che il vero anti politico è proprio lui.  E’ lui che mina e compromette le ragioni della convivenza civile e sociale, che rompe il patto di reciproca fiducia che dovrebbe regnare tra cittadini ed amministratori, è lui che pur di mantenere il potere calpesta diritti e democrazia, è lui che inquina le fonti di quella che Paolo VI definì la forma più alta di carità: la politica.

Se i partiti vogliono realmente e non solo nominalmente rigenerarsi lo devono fare attraverso le persone, riorientando la loro attività verso l’esclusivo perseguimento del bene comune, anche mediante l’emanazione e l’applicazione di rigidi codici etici che ridiano alla politica e agli stessi partiti quella dignità che la Costituzione riconosce e che i cittadini reclamano.    

(Sabato 27 ottobre 2007)

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere

I sentieri della meditazione

Comunità di Bose

Un'introduzione alle via cristiane, induiste e buddiste della meditazione. Se meditare oggi è quasi una "moda", ci viene invece spiegato come la meditazione ha le sue profonde radici nella fede e nella spiritualità. Talvolta è necessario un maestro e bisogna gestire con rigore e prudenza il desiderio di percorrerne ogni via passando da una spiritualità all'altra. (27 agosto 2024)

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Roberto Esposito

I volti dell'avversario - L'enigma della lotta con l'Angelo

Genesi 32,23-33 racconta di una  lotta tra Giacobbe, uno dei patriarchi di Israele, ed un misterioso personaggio al guado dello Iabbòq. Chi è costui? Un altro uomo, un dio, un angelo, un demone, l'ombra di Giacobbe stesso. L'autore compie un complesso percorso, anche con l'aiuto della psicanalisi, dell'arte e di altri scritti che in qualche modo richiamano la vicenda o la ricordano, per tentare di spiegare ciò che è successo. Ma la spiegazione, come per tutte le altre storie della Bibbia, va trovata nel proprio cuore attraverso i propri occhi e la propria sensibilità.  (28 giugno 2024)

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Pietro Stefani

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Storia culturale degli ebrei

Undici capitoli (i primi sette curati da Pietro Stefani e gli altri quattro da Davide Assael) in cui è condensata una storia millenaria. Una storia affascinante che aiuta a comprendere anche l'attualità. In continua tensione tra universale e particolare. (6 maggio 2024)

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Un vero e proprio capolavoro. Tra la chimica e l'autobiografia, Primo Levi si destreggia meravigliosamente nelll'arte della scrittura. (19 marzo 2024)

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Marina Montesano

Donne Sacre

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ll grande Gatsby

Chi era davvero questo Gatsby? Sicuramente un uomo innamorato di Daisy. Ma poi? La domanda rimane irrisolta anche alla fine del romanzo. (16 dicembre 2023)

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Qohelet - La domanda

Una lettura fuori dai "canoni" della teologia. Tutto è vanità, niente altro che vanità. Tutto nel Qohelet gira intorno al vuoto e al non senso dell'esistenza e anche della morte. Solo chi è disponibile a provare davvero le gioie e i dolori della vita può sfuggire all'inesorabile sentenza dell'Ecclesiaste. (11 dicembre 2023)

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A cura di Guido Ceronetti

Il Cantico dei Cantici

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Cos'è il Talmud

Una bella passeggiata che ci introduce all'origine, ai contenuti, alle scuole, ai metodi dell'interpretazione del Talmud. Il Talmud, conclude l'autore, non è mai stato completato, perché l'interpretazione procede sempre. (1 novembre 2023)

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L'equilibrio delle lucciole

Di fronte alle crisi delle nostre vite una fonte di riparazione può diventare il ritorno in quei luoghi dove ci è possibile riscoprire chi siamo. Così fa Adelaide che, dopo una storia d'amore fallita, ritorna nella sua Val Germanasca dove ritrova Nanà che, in una dimensione di aiuto reciproco, la restituisce alla vita e all'amore. (30 agosto 2023)

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Un prete cattolico e il suo incontro con l'ecumenismo. Il significato della sua pluriennale partecipazione al Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi. (28 agosto 2023)

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Lidia Maggi

Protestantesimo

Partendo da un excursus sui "4 Sola" della Riforma di Lutero, l'autrice ci conduce per mano ed in modo semplice a comprendere il significato delle varie diramazioni che la Riforma ha poi preso. L'agevole volume si conclude con alcune considerazioni sullo stato delle chiese protestanti in Italia, ma soprattutto sul significato autentico e attualizzato dello "scisma" della chiesa d'occidente del XVI secolo. (17 agosto 2023) 

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