La vicenda della mancata visita di Benedetto XVI all’Università “La Sapienza” di Roma da, secondo me, il segno di quello che ormai è un paese smarrito. E dispiace dover constatare che i più smarriti sono proprio coloro che dovrebbero avere uno sguardo più alto. Mi riferisco ai professori universitari che di fatto hanno impedito al Papa di tenere il suo discorso, tradendo peraltro la missione più importante dell’Università, quella di essere un luogo aperto di conoscenza e di diffusione del sapere.
Nessuno avrebbe impedito ai quei “professori” di esprimere il loro dissenso alle parole del Papa, che tra l’altro è stato un importante professore universitario e quindi solo per questo avrebbe potuto “legittimamente” parlare all’interno di un’aula universitaria, se solo lo avessero lasciato esprimere il suo pensiero. Invece hanno preferito essere settari e hanno rinunciato all’ascolto e al dialogo, tingendosi loro stessi della pittura dell’integralismo e dell’oscurantismo di cui accusano il Pontefice.
Personalmente, anche se non condivido tutte le posizioni di Benedetto XVI, ho paura di quest’integralismo laicista che contesta l’altrui verità ma pretende di imporre la propria dall’alto di una presunta superiorità scientifica. C’è ben poco dell’illuminismo della ragione in tutto ciò. Forse c’è pure la difficoltà personale e di gruppo di confrontarsi con ciò che trascende la nostra limitata realtà umana. Scienza, ragione e fede non sono degli opposti. Ma questo è un altro discorso.
Resta l’amarezza per quel che è successo, per un’occasione mancata, per un episodio che segna negativamente il cammino del nostro Paese. Resta l’impressione di avere perso veramente la bussola!!!
(Sabato, 19 gennaio 2008)