Ogni giorno giornali, tv, internet ci mettono in mostra un'Italia a due velocità. Quella del nord che corre, lavora, compete a livello internazionale. Quella del Sud continuamente in affanno e fanalino di coda ormai anche nel confronto con regioni europee che fino a qualche anno fa erano estremamente povere.
Ciò che sconforta di più di queste analisi sono le conseguenze che i cittadini meridionali sono costretti a pagare in termini di carenza di servizi, di livelli di reddito, insomma quella di essere cittadini di serie B.
Faccio due esempi. Lunedì sera la trasmissione televisiva di Rai 3, "W l'Italia in diretta", ha fatto il paragone tra il centro di cardiochirurgia pediatrica di Massa e quello di Bari. L'eccellenza da una parte, la precarietà dall'altra. E' emersa una realtà sconvolgente, sembrava che parlassero di due nazioni diverse, non di due città a poche centinaia di chilometri di distanza. Ci si chiede: come può esistere ed essere tollerata una cosa del genere? Non siamo tutti italiani?
Poi, il pensiero chiaramente va alle ultime vicende dell'Ospedale San Biagio di Chiaravalle Centrale: sale chirurgiche chiuse, interventi sospesi, cittadini in estremo disagio per il rifiuto di prestazioni sanitarie. Cittadini retrocessi in serie "C".
Un'indagine della fondazione Edison, anticipata dal Sole24Ore, intitolata "L'italia cresce solo a metà", ci dice che il reddito pro capite di sette regioni del centro nord è superiore del 25 % rispetto alla media dell'Unione Europea, mentre quello di quattro regioni del Sud (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) è inferiore del 25% rispetto alla media Ue. Se facciamo bene i conti, ci rendiamo conto del baratro di sottosviluppo che ci separa dai nostri connazionali.
Al Sud non abbiamo le grandi industrie. Ma questa non è una buona giustificazione perchè anche nei settori che per noi dovrebbero essere trainanti, come il turismo, riusciamo a fare peggio della provincia di Bolzano.
Allora è necessaria una "santa indignazione"!!!
Come cittadini paghiamo alto il prezzo di questi squilibri, non fosse altro che per una ragione di pura dignità sociale.
Come cittadini dovremmo cominciare a chiedere di più.
Come cittadini dovremmo pretendere che la nostra classe dirigente si occupi di più dei problemi reali della gente.
Come cittadini dovremmo fare ai politici domande diverse da quelle che abbiamo sempre fatto.
Come cittadini dovremmo chiedere, a chi vuole candidarsi a ricoprire cariche di responsabilità, di impegnarsi sull'onore a migliorare le condizioni di vita delle persone ed a agire esclusivamente nell'interesse della collettività. A farsi da parte se poi non ci riesce.
Come cittadini dovremmo volere una Calabria migliore.
(Venerdì, 6 luglio 2007)