Ieri, nell’auditorium della scuola media di Chiaravalle Centrale, abbiamo vissuto una straordinaria esperienza. L’occasione ci è stata offerta dalla presentazione del libro di Giovanni Sestito “Quando incontrerò Dio, gli chiederò...”. E’ stata una serata piena di magia e sensazioni forti.

La prima magia pura è stata quella dell’incontro, del ritrovarsi nel nome di un grande amico comune, Giovanni, con il quale in questi anni abbiamo scritto pagine preziosissime delle nostre vite. Solo questa emozione sarebbe stata in grado di dare un senso non solo a tutto quello che è avvenuto dopo, ma anche a tutto ciò che abbiamo vissuto prima.

Tuttavia non ci si poteva fermare, non era possibile accontentarsi di quel primo godimento, bisognava essere ingordi per farsi catturare docilmente dalla bellezza delle parole e della musica che ne sarebbero seguiti. Ed è stata una bellezza totale. Quando gesti, sentimenti, melodie si fondono in un messaggio di grazia e gentilezza è impossibile rimanere indifferenti.

               Una delle cose più splendide della serata è stata quella di scoprire quanti talenti possiede la nostra Chiaravalle, talenti spesso nascosti ma che ieri abbiamo potuto apprezzare con grande soddisfazione. Dai musicisti Giampaolo e Vincenzo Macrì, Paola Sangiuliano, al tenore Sergio Sangiuliano alla lettrice Caterina Menichini, alla piccola Nilde Fera è stato un dispiegarsi continuo di meravigliose sorprese che ci hanno deliziato, facendoci comprendere quanto il nostro piccolo mondo può diventare sorgente di armonia e gioia di vivere.

               Per questo ti diciamo grazie, caro Giovanni, un grazie di cuore.

(Domenica, 29 giugno 2008)

Nel convegno “La bellezza delle cose imperfette” di sabato 17 maggio organizzato dal Lion club “Squillace-Cassiodoro”, durante il quale è stato presentato il libro di poesie di Giovanni Sestito, i relatori, dai loro diversi punti di vista, hanno affrontato il tema della disabilità fisica come paradigma dell’imperfezione. Tutti gli interventi sono stati di estremo interesse, ma devo dire che mi aspettavo un respiro più ampio che andasse oltre la rappresentazione della sola disabilità fisica.

Ho molto apprezzato il titolo del convegno ritrovando in esso la sintesi della condizione di tutte le nostre esistenze e di tutto ciò che ci circonda. Siamo imperfetti nei nostri corpi, perché anche quelli più belli possono ammalarsi, sono imperfette le nostre relazioni familiari e sociali, sono imperfetti i nostri sentimenti e le nostre professioni di fede o i nostri rifiuti a credere. L’imperfezione è lo stato del nostro essere e del nostro vivere.

Una delle relatrici del convegno ha tenuto a precisare che le persone perfette sono comunque antipatiche. L’uomo perfetto però non esiste se non nella concezione astratta delle nostre menti. Faremmo anzi bene a liberarci da queste raffigurazioni ideali e a prendere coscienza dell’imperfezione in cui siamo immersi e di cui siamo portatori. Sappiamo poi bene a quali conseguenze nefaste può condurre il mito del super uomo e della perfezione.

Assumere piena consapevolezza della nostra imperfezione ci consentirebbe peraltro di vivere le nostre relazioni in maniera più serena e senza pretendere dall’altro ciò che non appartiene alla nostra condizione umana e che non siamo personalmente in grado di offrire, la perfezione, appunto.

La bellezza dell’imperfezione risiede proprio nella sua reciprocità, nella possibilità che offre a tutti noi di comprenderci a vicenda se riusciamo ad assumerla come chiave delle nostre vite. E di questa imperfezione possiamo anche innamorarci.          

(Giovedì, 29 maggio 2008)

 

Carnevale è una festa durante la quale ognuno può celare la propria identità e farsi beffe (in senso di scherzo) degli altri, una festa che riesce ancora a liberare lo spirito burlone di molte persone che provano a uscire dai “vestiti” indossati nella vita quotidiana per indossarne "altri", scatenando allegria e fantasia.

Spesso è una fuga verso un’altra maschera, altra rispetto a quella che portiamo ogni giorno per ruolo, convenienza sociale, situazioni contingenti. Quella maschera che ci impedisce di essere noi stessi, di mostrarci al mondo per quello che siamo e che copre le nostre sofferenze, le nostre solitudini, i nostri limiti, ma spesso anche le nostre gioie. Quella maschera che dissocia la nostra personalità in due, tre o anche più parti, spesso in contraddizione tra loro, pur di poter dimostrarsi vivi di fronte ad una società sempre più veloce e che lascia indietro chi non riesce a tenere il passo. Ma questa dissociazione rischia di separare anche la coscienza, di relegarla in un angolino buio, da dove la sua vocina diventa impercettibile e perciò meno fastidiosa.

Così la nostra maschera è circondata da altre maschere, tutte impegnate a recitare, a camuffarsi per non correre rischi, e la vita diventa un’enorme commedia buffa.

(Domenica, 3 febbraio 2008)

 

 

Ogni volta che ci si appresta a vivere un nuovo anno, ciascuno di noi cerca di immaginare come potrebbe essere. In questo gioco sul futuro influisce tutto ciò che siamo stati, le esperienze vissute, i passi in avanti (o anche indietro) che abbiamo fatto nell’anno che sta per chiudersi. In una parola, la domanda diventa: a che punto siamo? La risposta dipende evidentemente dagli obiettivi che ci siamo prefissi, da ciò che abbiamo messo al primo posto nella graduatoria delle nostre aspirazioni.

Ma, con il passare degli anni diventa inevitabile chiedersi ragione del senso della propria stessa vita. E’ una ricerca che siamo chiamati a fare su noi stessi. Un interrogativo da cui possiamo sfuggire solo temporaneamente, ma che non mancherà di riproporsi finchè non saremo in grado di dare una risposta o una "non risposta”.

La risposta potrebbe però sorprenderci e spiazzarci se ci accorgiamo che comunque non è definitiva, che siamo nel mezzo del guado, che tante cose possono essere rimesse in discussione, che il cammino richiede continue nuove conferme e che ciò che siamo non è ancora tutto.

Buon 2008!!! 

             
(Lunedì, 31 dicembre 2007)

Giovedì scorso con “Il V dell’inferno” di Benigni abbiamo vissuto un’esperienza di vera grande televisione. Come utenti spettatori ci siamo riconciliati con il mezzo televisivo perché è stata data la dimostrazione che si può andare oltre i programmi spazzatura, realizzando trasmissioni di alta qualità con anche un grande ascolto. 

 

Benigni, come al solito, è stato straordinario. Quasi tre ore di monologo, senza soste, passando dalla satira e dallo sbeffeggiamento giullaresco dei potenti a regalarci momenti di eccezionale intensità poetica ed emotiva, come solo i grandi sanno fare.

Ha commosso soprattutto la lettura finale del canto di Paolo e Francesca. Qualcosa di immenso!!!

Eppure, personalmente non ho mai amato la Divina Commedia. Certo poeticamente inarrivabile, ma non mi è mai piaciuta l’anticipazione del giudizio di Dio da parte di Dante. Anche Roberto Benigni ha spiegato, per tentare di far capire il giudizio riservato a Paolo e Francesca, che ognuno di noi sarà nell’altra vita ciò che ha scelto e si è preparato in questa terrena. E’ un  sillogismo semplice, quasi naturale, ma umano e come tutto ciò che è umano fallace. Per fortuna, Dio non ragiona con le categorie umane perché, se dovesse ragionare come l’uomo, allora sarebbero veramente dolori per tutti noi.

Il Signore è il Dio della misericordia che, pur nella giustizia, va oltre la logica retributiva propria dell’uomo. Ricordiamoci della parabola degli operai che, anche se chiamati a lavorare nel corso della giornata per un numero minore di ore, sono pagati nella stessa misura degli altri che avevano lavorato di più (Matteo 20,1-16).

 Dio saprà leggere nel cuore di tutti gli uomini fino all’ultimo respiro che ognuno di noi avrà, comprenderà oltre quello che siamo capaci di comprendere.  E’ questa la nostra grande speranza.


(Domenica, 2 dicembre 2007)

Desidero ringraziare i miei amici Teresa, Fabrizio e Mario per la bellissima serata di ieri in pizzeria. Siamo stati veramente bene insieme, come vecchi amici che si ritrovano e rinnovano le loro emozioni, le loro storie, il loro vissuto, mettendo insieme ciò che li accomuna, ma anche ciò che li rende preziosamente diversi. Quello che conta è però la bellezza dell’incontro, la sorpresa e la meraviglia di riconoscersi nuovamente, la semplicità e la spontaneità con la quale riusciamo ancora a vivere il nostro rapporto umano.

Abbiamo riso, abbiamo giocato facendo ironia su noi stessi. Abbiamo discusso anche di cose importanti che interrogano le nostre coscienze e il nostro modo di essere. Abbiamo parlato del futuro. Abbiamo fatto tutto in modo lieve, con una serenità che ti aiuta a sperare.

P.S.: a proposito di futuro, auguri a Fabrizio e Anna che sono in attesa della loro bambina.    

(Domenica, 18 novembre 2007) 

Ricevo e pubblico la seguente lettera pervenuta nella mia casella di posta elettronica 

    Io ho deciso, con i bambini, di fare un'altro tipo di festa quella sera che abbia dei significati profondi perchè , sebbene io sia nata e cresciuta in Canada e abbia sempre festeggiato halloween, ho approfondito la questione e ho deciso che non mi piace come quella sera si esalti in modo particolare, sangue, morti, spiriti e altre cose orrende. Non mi sento coerente con il mio essere cattolica ( e neanche una tanto brava ) e per natura vado sempre al di là della superficie quando faccio qualcosa e ho imparato con il tempo a guardare se c'è un significato più profondo a quello che sto facendo.

 

Rischiamo ogni giorno di essere divorati dalla velocità. E' il ritmo della vita moderna: ci giustifichiamo!!! Ma anche la giustificazione è veloce, non approfondita, forse non "giustificata". 

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Si, perchè consumiamo tutto in pochi attimi. Dalle cose materiali a ciò che dovrebbe essere più intimo e consapevole: i nostri sentimenti e le nostre relazioni. Ci lasciamo trasportare senza tentare alcuna resistenza, convinti che non può essere altrimenti, che non possiamo rimanere indietro. La tanto amata tecnologia non fa che accentuare tale percezione. Desideriamo computer sempre più veloci, come se attendere un decimo di secondo in più fosse questione di vita o di morte. Abbiamo perso il senso dell'attesa paziente, il gusto della lentezza, che non è negazione dell'agire, ma è un agire con i tempi giusti nel rispetto della nostra dimensione di esseri umani. 

Allora ci farebbe bene rallentare, paradossalmente, fermarsi per fare un giro intorno a se stessi, per capirsi e tentare di capire più gli altri. Leggere un buon libro.

Rallentare anche a bordo delle nostre automobili per non farci del male e non fare del male, per godere del viaggio e di ciò che sarà una volta arrivati alla meta.

Non dico solo guidare piano, ma guidare con lentezza per vivere di più.

(Venerdì, 20 luglio 2007)

martedì, 02 maggio 2006

La pace non è semplice assenza di guerra, ma è una condizione dello spirito che, se ricercata, coltivata e custodita, si esprime in qualsiasi manifestazione della personalità umana.

15  aprile 2007

La nostra vita è fatta di incontri e di volti. Centinaia di persone incrociano le nostre esistenze nelle più varie occasioni. Ciascuna di loro, anche se non ce ne rendiamo conto, ci lascia una traccia, un segno del suo passaggio.   

Ci sono però degli incontri speciali ai quali rimaniamo più legati. Non importa come sono avvenuti, forse non ricordiamo neppure quando, eppure sono diventati per noi dei punti di riferimento con i quali la nostra vita si confronta e trova spesso un’oasi di stabilità e di fiducia.  Sono quelle persone che puoi non vedere e non sentire anche per mesi, ma sai che ci sono, che ti vogliono bene. Sono quelle amicizie sincere, fuori da ogni interesse, fuori da ogni morbosità di possesso e di esclusività e perciò libere di esprimersi in tutta la loro potenzialità. Non c’è bisogno di toccare, di provare quotidianamente la loro fedeltà, basta un pensiero, è già sufficiente la gioia di averle conosciute. Nel rapporto con queste persone nessun posto è lontano perché le nostre anime avvicinano ciò che può apparire distante, nessuna separazione è possibile perché ci lega un sentimento che va oltre le nostre azioni quotidiane ed il luogo fisico in cui ci troviamo.

Sono amicizie circolari che prima o poi spontaneamente, senza forzare le situazioni, ritrovano la bellezza e l’emozione dell’incontro personale, del contatto ravvicinato. Basta poco e può avvenire anche per caso, una telefonata, un messaggio, magari una serata in pizzeria e capisci ancora di più quanto sono preziose.      

domenica, 18 marzo 2007Sfondi 08

 …non possiamo nascondere che talvolta siamo presi dallo sconforto e dalla tristezza, perché qualcosa non va proprio come avremmo voluto, perché quell’amico ci ha deluso, perchè…

…perché tendiamo a crearci di tutto, anche delle persone, immagini e stereotipi nostri, e quando la realtà si allontana da essi allora ci sentiamo spiazzati.

Anche gli altri si creano di noi una loro immagine e pure rimangono sovente delusi dai nostri comportamenti difformi.

E’ l’imperfezione della nostra natura umana, di cui dobbiamo prendere coscienza. Se non lo facciamo rischiamo di rimanere paralizzati, di fare scorrere il nostro tempo in una vita non vissuta.

Ieri sera stavo pensando a tutto ciò, quando mi sono imbattuto in questo pensiero-poesia di Pablo Neruda.

Lentamente muore
              chi abbandona un progetto
              prima di iniziarlo,
              chi non fa domande
              sugli argomenti che non conosce,
              chi non risponde
              quando gli chiedono
              qualcosa che conosce.
              Evitiamo la morte a piccole dosi,
              ricordando sempre che essere vivo
              richiede uno sforzo
              di gran lunga maggiore
              del semplice fatto di respirare.
             Soltanto l’ardente pazienza porterà
             al raggiungimento della felicità.

Sabato 24 febbraio 2007

img033            L’altra sera ho visto il film “The constant gardener – la cospirazione” del brasiliano Fernando Meirelles. Tratto dal romanzo di Le Carrè “Il Diplomatico” e ambientato in Kenia, racconta la storia di un funzionario del Ministero degli Esteri di Sua Maestà Britannica che indagando, al fine di scoprire gli autori e le ragioni della morte della giovane moglie, si imbatte in un’oscura trama di traffici intorno ad un grosso affare di un' industria farmaceutica. In pratica, un’importante multinazionale aveva corrotto politici, funzionari e medici, sia kenioti che britannici, al fine di poter realizzare un programma di sperimentazione di un nuovo farmaco contro la tubercolosi sull’ignara popolazione locale che era, comunque, costretta ad accettare il trattamento pena l’esclusione da qualsiasi assistenza sanitaria. Anche il diplomatico pagherà alla fine con la vita per essersi “impicciato”.

               Il film, molto bello, mi ha fatto riflettere su quelle che potremo definire “vite a perdere”. Sono le vite della gente del sud del mondo, il cui valore sul piano sociale, economico, massmediatico, su quello dell’indignazione contro le ingiustizie è di molto inferiore rispetto a quelle delle persone del mondo “evoluto” che consuma, spreca, gode anche sulle loro sofferenze.

               Sono vite di riserva che non contano niente, sulle quali possono essere perpetrate le più grande nefandezze. Tanto, chi si preoccupa di loro? Chi si indigna per loro? La vita di un occidentale ben pasciuto non conta di più delle migliaia di bambini che ogni giorno in Africa muoiono di fame?

               Se muore qualcuno di noi (occidentale), in uno di quei paesi, tutti i tg, i siti internet, le radio, dedicano servizi su servizi, con inchieste, dibattiti sulla sua storia, su chi era, sulla sua personalità, addirittura sugli hobbies che aveva. Ma difficilmente si parla, se non quando siamo presi da attacchi di buonismo, o sotto Natale, dello scandalo di quei bambini che muoiono per denutrizione o delle malattie più varie, da noi magari debellate, solo perché le grandi multinazionali farmaceutiche si oppongono alla liberalizzazione dei brevetti.

               E’ come se quei bimbi non avessero un volto e un’anima.

               Ma quei bimbi ci interpellano e interpellano anche la nostra politica, perché la loro condanna un giorno potrebbe diventare la nostra condanna.

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adotta un bambino a distanza

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere

Tobby Lloyd

Fervore

Nonno Yosef, Eric, Hannah e i loro figli Gideon, Elsie e Tovyah. E' la morte del nonno, reduce dalla Shoah, che sconvolge tutto e che cambia la storia. (11 ottobre 2024)

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I sentieri della meditazione

Comunità di Bose

Un'introduzione alle via cristiane, induiste e buddiste della meditazione. Se meditare oggi è quasi una "moda", ci viene invece spiegato come la meditazione ha le sue profonde radici nella fede e nella spiritualità. Talvolta è necessario un maestro e bisogna gestire con rigore e prudenza il desiderio di percorrerne ogni via passando da una spiritualità all'altra. (27 agosto 2024)

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Roberto Esposito

I volti dell'avversario - L'enigma della lotta con l'Angelo

Genesi 32,23-33 racconta di una  lotta tra Giacobbe, uno dei patriarchi di Israele, ed un misterioso personaggio al guado dello Iabbòq. Chi è costui? Un altro uomo, un dio, un angelo, un demone, l'ombra di Giacobbe stesso. L'autore compie un complesso percorso, anche con l'aiuto della psicanalisi, dell'arte e di altri scritti che in qualche modo richiamano la vicenda o la ricordano, per tentare di spiegare ciò che è successo. Ma la spiegazione, come per tutte le altre storie della Bibbia, va trovata nel proprio cuore attraverso i propri occhi e la propria sensibilità.  (28 giugno 2024)

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Pietro Stefani

David Assael

Storia culturale degli ebrei

Undici capitoli (i primi sette curati da Pietro Stefani e gli altri quattro da Davide Assael) in cui è condensata una storia millenaria. Una storia affascinante che aiuta a comprendere anche l'attualità. In continua tensione tra universale e particolare. (6 maggio 2024)

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Primo Levi

Il sistema periodico

Un vero e proprio capolavoro. Tra la chimica e l'autobiografia, Primo Levi si destreggia meravigliosamente nelll'arte della scrittura. (19 marzo 2024)

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Franco Cardini

Marina Montesano

Donne Sacre

L'esclusione delle donne dal sacerdozio religioso, non ne ha impedito il "protagonismo" nella veste di donne sacre, donne che trascendono l'umano e che possono essere tanto fonte di luce che di tenebre. (5 febbraio 2024).

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Francis Scott Fitzgerald

ll grande Gatsby

Chi era davvero questo Gatsby? Sicuramente un uomo innamorato di Daisy. Ma poi? La domanda rimane irrisolta anche alla fine del romanzo. (16 dicembre 2023)

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Gustavo Zagrebelsky

Qohelet - La domanda

Una lettura fuori dai "canoni" della teologia. Tutto è vanità, niente altro che vanità. Tutto nel Qohelet gira intorno al vuoto e al non senso dell'esistenza e anche della morte. Solo chi è disponibile a provare davvero le gioie e i dolori della vita può sfuggire all'inesorabile sentenza dell'Ecclesiaste. (11 dicembre 2023)

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A cura di Guido Ceronetti

Il Cantico dei Cantici

Il Cantico dei Cantici nella sua dimensione erotica, mistica, sapienziale. (11.11.2023)

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Adin Steinsaltz

Cos'è il Talmud

Una bella passeggiata che ci introduce all'origine, ai contenuti, alle scuole, ai metodi dell'interpretazione del Talmud. Il Talmud, conclude l'autore, non è mai stato completato, perché l'interpretazione procede sempre. (1 novembre 2023)

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Valeria Tron

L'equilibrio delle lucciole

Di fronte alle crisi delle nostre vite una fonte di riparazione può diventare il ritorno in quei luoghi dove ci è possibile riscoprire chi siamo. Così fa Adelaide che, dopo una storia d'amore fallita, ritorna nella sua Val Germanasca dove ritrova Nanà che, in una dimensione di aiuto reciproco, la restituisce alla vita e all'amore. (30 agosto 2023)

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Roberto Breschi

Un prete al Sinodo Valdese

Un prete cattolico e il suo incontro con l'ecumenismo. Il significato della sua pluriennale partecipazione al Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi. (28 agosto 2023)

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Lidia Maggi

Protestantesimo

Partendo da un excursus sui "4 Sola" della Riforma di Lutero, l'autrice ci conduce per mano ed in modo semplice a comprendere il significato delle varie diramazioni che la Riforma ha poi preso. L'agevole volume si conclude con alcune considerazioni sullo stato delle chiese protestanti in Italia, ma soprattutto sul significato autentico e attualizzato dello "scisma" della chiesa d'occidente del XVI secolo. (17 agosto 2023) 

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