Nel convegno “La bellezza delle cose imperfette” di sabato 17 maggio organizzato dal Lion club “Squillace-Cassiodoro”, durante il quale è stato presentato il libro di poesie di Giovanni Sestito, i relatori, dai loro diversi punti di vista, hanno affrontato il tema della disabilità fisica come paradigma dell’imperfezione. Tutti gli interventi sono stati di estremo interesse, ma devo dire che mi aspettavo un respiro più ampio che andasse oltre la rappresentazione della sola disabilità fisica.
Ho molto apprezzato il titolo del convegno ritrovando in esso la sintesi della condizione di tutte le nostre esistenze e di tutto ciò che ci circonda. Siamo imperfetti nei nostri corpi, perché anche quelli più belli possono ammalarsi, sono imperfette le nostre relazioni familiari e sociali, sono imperfetti i nostri sentimenti e le nostre professioni di fede o i nostri rifiuti a credere. L’imperfezione è lo stato del nostro essere e del nostro vivere.
Una delle relatrici del convegno ha tenuto a precisare che le persone perfette sono comunque antipatiche. L’uomo perfetto però non esiste se non nella concezione astratta delle nostre menti. Faremmo anzi bene a liberarci da queste raffigurazioni ideali e a prendere coscienza dell’imperfezione in cui siamo immersi e di cui siamo portatori. Sappiamo poi bene a quali conseguenze nefaste può condurre il mito del super uomo e della perfezione.
Assumere piena consapevolezza della nostra imperfezione ci consentirebbe peraltro di vivere le nostre relazioni in maniera più serena e senza pretendere dall’altro ciò che non appartiene alla nostra condizione umana e che non siamo personalmente in grado di offrire, la perfezione, appunto.
La bellezza dell’imperfezione risiede proprio nella sua reciprocità, nella possibilità che offre a tutti noi di comprenderci a vicenda se riusciamo ad assumerla come chiave delle nostre vite. E di questa imperfezione possiamo anche innamorarci.
(Giovedì, 29 maggio 2008)