Io spero che Saman Abbas sia ancora viva, che qualcuno/a abbia avuto il coraggio di metterla in salvo, che sia in qualche modo riuscita a fuggire. Mi colpisce la reticenza a parlarne da parte di chi si è posto/a sempre dalla parte dei migranti, come se temesse di apparire fuori luogo, di non essere in linea con i propri valori dell’accoglienza, quasi fosse un tabù. Invece, proprio per la coerenza con la nostra visione di una società aperta e libera, dobbiamo dirlo chiaramente che chi compie atti così atroci è un criminale della peggiore specie, anche perché non è la prima volta che episodi del genere si verificano. È qualcosa di aberrante anche solo pensare che tutta una famiglia abbia concorso a un "delitto d’onore" così efferato. E dov’è l’onore? Dov’è l’onore delle infibulazioni e di ogni genere di abuso? Ci dovrebbe essere solo il disonore, lo stigma civile e sociale per chi costringe a queste pratiche di violenza. Non c’è neanche la “giustificazione” religiosa perché il Corano vieta i matrimoni combinati e i femminicidi. Tali azioni sono “frutto” di pratiche tribali alle quali spesso acconsentono altre donne della famiglia. Allora diciamolo chiaro, se abbiamo fatto passi da gigante nel campo dei diritti umani, tali diritti devono valere per tutte e tutti. Lo Stato, inteso come istituzione, dovrebbe impegnarsi di più a tutelarli, noi a denunciarli e a creare un cordone di protezione intorno alle potenziali vittime.
(Venerdì, 11 giugno 2021)
E' lo spazio del dubbio che alimenta la fede. Senza dubbio non vi può essere alcuna fede. I quattro Vangeli sono certamente “buona novella”, ma sono anche dei manuali dell’incredulità, del tradimento e del dubbio, sino a quello più drammatico di Gesù sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15,34). Quel grido di disperazione troverà risposta il terzo giorno, ma ci coinvolge, riguarda in pieno la nostra umanità. Essere credenti, quindi, non ci esonera dal dubitare anzi ci sprona ad abbandonare le nostre zone di comfort, ad uscire dalle nostre sicurezze per andare incontro al mistero inaudito di un Dio che si è fatto uomo per noi. Le nostre domande, anche quelle più radicali, ci accompagnano e non dobbiamo temerle. Sono il segno della nostra vitalità, del nostro essere in ricerca, del fatto che non ci consideriamo arrivati. Ci conducono per mano e pian piano ci liberano dalle nostre certezze effimere di uomini, certezze che rischiano di mantenerci schiavi e schiave dei nostri idoli.
(Domenica, 30 maggio 2021)