E' lo spazio del dubbio che alimenta la fede. Senza dubbio non vi può essere alcuna fede. I quattro Vangeli sono certamente “buona novella”, ma sono anche dei manuali dell’incredulità, del tradimento e del dubbio, sino a quello più drammatico di Gesù sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15,34). Quel grido di disperazione troverà risposta il terzo giorno, ma ci coinvolge, riguarda in pieno la nostra umanità. Essere credenti, quindi, non ci esonera dal dubitare anzi ci sprona ad abbandonare le nostre zone di comfort, ad uscire dalle nostre sicurezze per andare incontro al mistero inaudito di un Dio che si è fatto uomo per noi. Le nostre domande, anche quelle più radicali, ci accompagnano e non dobbiamo temerle. Sono il segno della nostra vitalità, del nostro essere in ricerca, del fatto che non ci consideriamo arrivati. Ci conducono per mano e pian piano ci liberano dalle nostre certezze effimere di uomini, certezze che rischiano di mantenerci schiavi e schiave dei nostri idoli.
(Domenica, 30 maggio 2021)