Cari Amici,

esclusa qualsiasi cosa in contrario (compresa la difficile fase italiana), la madre di tutte le notizie è oggi che l’ex Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, dopo 48 ore di interrogatorio nel commissariato di polizia di Nanterre, è stato incriminato dalla Giustizia francese e messo in libertà condizionata per il delitto di essersi fatto corrompere da Gheddafi con 5 milioni di euro mediante i quali carpire il voto dei francesi e farsi eleggere Presidente della Repubblica nel 2007 (se no avrebbero vinto i socialisti). Se questa è formalmente la materia dell’accusa, dietro si staglia lo spettro dell’ipotesi che quattro anni dopo il Capo dello Stato francese abbia fatto la guerra alla Libia e procurato l’uccisione di Gheddafi per coprire quel primo delitto, per distruggerne la prova, sopprimerne il coautore e, per inciso, per estinguere il debito. E dunque la notizia è questa: non che la politica possa essere corrotta e farsi finanziare illecitamente, questo già lo sappiamo. La notizia riguarda il motivo per cui si è fatta quella guerra, riguarda la qualità dei motivi per cui si fanno le guerre, riguarda la guerra come delitto per occultare altri delitti, come alibi per scagionarne gli autori, come foresta in cui nascondere una foglia, come tempesta in cui confondere un colpo di vento. 
Però la guerra alla Libia non è stata solo della Francia. È stata di tutto l’Occidente. È stata la guerra degli Stati Uniti, ed è stata la guerra anche nostra. L’hanno fatta Cameron come Obama e Hillary Clinton, Sarkozy come Berlusconi e Napolitano, il Belgio come la Spagna, il Canada, la Danimarca e perfino il Qatar (non però la Germania), l’ha fatta la NATO ed è stata condotta da Napoli. E poiché nessuna guerra si improvvisa, ma deve essere preparata nei cuori, chi scrive ricorda che già negli anni 80 in una visita della Commissione Difesa della Camera alla base aerea di Trapani-Birgi, si trovò che gli uomini del 37° Stormo dell’Aeronautica militare lì dislocato, venivano eccitati all’odio contro Gheddafi che per di più, secondo gli americani, aveva sparato due missili (fantasma) verso il mare di Lampedusa.
Noi oggi sappiamo le devastanti conseguenze globali che ha avuto quella guerra al fiorente Stato libico e a quanti zeri è il numero delle vittime che essa ha prodotto e continua a suscitare.
Se questi sono i motivi delle guerre e l’involucro di bugie in cui sono servite (come quella di Colin Powell che per motivare all’ONU la guerra di Bush contro l’Iraq portò la prova che Saddam Hussein stesse per avvelenare il mondo con l’antrace, rendendosi così reo di morte), e se queste sono le esecuzioni capitali oggi in uso, si comprende meglio la portata delle due grandi rivoluzioni dottrinali fatte da due papi nella Chiesa cattolica nell’ultimo cinquantennio: la condanna della guerra come “cosa da pazzi”, checché si fosse detto fin lì della  “guerra giusta”, fatta da Giovanni XXIII nella Pacem in Terris,  e quella della pena di morte come “in se stessa contraria al Vangelo e disumana” fatta da papa Francesco l’11 ottobre scorso col mandato a cambiare in tal senso il Catechismo, benché essa fosse stata in auge anche nello Stato Pontificio (si faceva per mazzola e squarto in piazza del Popolo). .
La futilità e la falsità dei motivi delle guerre fatte dall’Occidente negli ultimi decenni rivelano altresì la cecità e il dolo con cui le classi dirigenti atlantiche, con il concorso zelante di tutto il sistema di persuasione di massa, hanno voluto, dopo la fine dell’equilibrio tra i blocchi, ripristinare, restaurare e richiamare in servizio la guerra, che Nazioni Unite e Costituzione italiana, seguita da altre, avevano messo fuori legge e ripudiato. Più che tutti gli sforzi dei pacifisti, e digiuni e lotte, dovrebbe bastare il caso Sarkozy per mettere definitivamente la guerra fuori dell’umano.
Si potrà dire, però, che non è provato che la guerra alla Libia e l’uccisione di Gheddafi siano state promosse dalla Francia per questo, può darsi che la guerra avesse altre più confessabili ragioni, magari non solo il petrolio o gli investimenti ma, come si disse, i diritti umani e la democrazia. In tal caso la causalità si rovescerebbe: non la guerra per coprire i soldi, ma i soldi per fare la guerra. Sarkozy si prende i soldi da Gheddafi, e ci acquista il potere con cui distruggere Gheddafi. E qui la dimostrazione sarebbe ancora peggiore; si confermerebbe che i poteri e gli Imperi che opprimono i popoli lo fanno con i loro soldi, e che uccidono i poveri facendosi prima pagare da loro. (Newsletter n. 77 del 23 marzo 2018 di chiesadituttichiesadeipoveri)

(Domenica, 25 marzo 2018)

In base all’ultimo schema d’intesa tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede sull’assistenza militare delle forze armate, i cappellani militari manterranno le “stellette”. L’ordinario militare (il cosiddetto vescovo castrense), assimilato a un generale di corpo d’armata, avrà 126 mila euro all’anno; per il vicario generale (generale di divisione) 104 mila euro; per il primo cappellano capo (maggiore) 48 mila euro e per il cappellano (capitano) 43 mila euro.
Lo Stato spenderà oltre dieci milioni di euro per mantenere i preti con le “stellette”. (Fonte: Alex Zanotelli - Mosaico di Pace).
La questione si pone su due lati: quello della laicità dello Stato, chiaramente tradita e quello della coerenza di tutto ciò con il Vangelo e con quello che papa Francesco va predicando dappertutto. Dal punto di vista cristiano é assolutamente uno scandalo e sin quando la chiesa cattolica non si libererà da questi miseri “compromessi” non sarà credibile. Io lancio una provocazione: chiudere lo Stato del Vaticano per trasformarlo in un grande museo.

(Lunedì, 19 marzo 2018)

Ho un ricordo preciso di quel 16 marzo di quaranta anni fa e dei 55 giorni che ne seguirono. È un ricordo di un immaturo adolescente di terza media. Quella mattina, a scuola stessa, venimmo informati del rapimento di Aldo Moro e dell'assassinio della sua scorta. In quel periodo c'era in "ballo" la tanto agognata partecipazione alla gita di fine anno scolastico, già programmata. I miei genitori e quelli di un mio compagno, questi ultimi molto legati alla DC, non avrebbero più voluto mandarci perché, secondo loro e non solo, c'era il pericolo imminente di un colpo di stato. Sono dovuto ricorrere alla mediazione "forte" di alcuni professori per convincerli a dire di sì. Quel ragazzino è cresciuto e ora si interroga su moltissime cose, ma il clima che si respirava in quei giorni che hanno cambiato, probabilmente in peggio, la storia del nostro Paese, era proprio quello del pericolo di un golpe, o forse il golpe è stato proprio quello.

(Venerdì, 16 marzo 2018)

In democrazia, anche se non piace, l'esito del voto popolare deve avere sempre il massimo rispetto e per analizzarlo occorre levarsi le fette di mortadella dagli occhi. Mi pare riduttivo dire che il voto ai 5 stelle sia stato un voto per il reddito di cittadinanza (che tra l'altro, in varie forme, era previsto nei programmi di quasi tutte le altre forze politiche) da parte di fannulloni che vogliono vivere di assistenza, perché i "gialli" hanno avuto un consenso trasversale. Le urne ci consegnano, specialmente al Sud, una vera e propria catarsi, un ricambio massiccio della classe politica dirigente. Non è stato un voto antisistema, perché, con queste percentuali, è piuttosto un voto per un altro sistema che racchiude in sé la speranza di tornare a contare, di non dover, per esempio, avere sempre un "santo" in paradiso anche per farsi ricoverare in un ospedale o semplicemente per una visita medica. I 5 stelle hanno saputo intercettare il voto dei molti che si sentono esclusi e lontani dai giri del potere. Noi, a sinistra non abbiamo saputo comprendere, siamo rimasti distanti, abbiamo per anni rincorso le destre o ci siamo avviluppati in giochetti di candidature e di collegi blindati, o abbiamo fatto proposte velleitarie, settarie e nostalgiche di un mondo che ormai non c'è più. Ora si tratta di ripartire, facendo tesoro della dura lezione, ripulendoci dalla nostra presunzione, anche da quel fine narcisismo di crederci superiori e più intelligenti degli altri. Serve un bagno di umiltà ed è urgente un ricambio delle nostre classi dirigenti che hanno fallito perché sono state sorde e cieche, tradendo di fatto gli stessi valori che verbalmente proclamavano. Il potere se non è esercitato per il bene della comunità è solo un vuoto esercizio fine a se stesso. Il consenso elettorale va e viene e può anche essere riconquistato (lo dimostra il voto per la regione Lazio dove, nello stesso giorno, migliaia di elettori si sono espressi in un modo alle politiche e in un altro alle regionali), a patto di comprendere sino in fondo quello che è successo e di invertire la rotta.

(Venerdì, 9 marzo 2018)

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un'introduzione alle via cristiane, induiste e buddiste della meditazione. Se meditare oggi è quasi una "moda", ci viene invece spiegato come la meditazione ha le sue profonde radici nella fede e nella spiritualità. Talvolta è necessario un maestro e bisogna gestire con rigore e prudenza il desiderio di percorrerne ogni via passando da una spiritualità all'altra. (27 agosto 2024)

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A cura di Guido Ceronetti

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Il Cantico dei Cantici nella sua dimensione erotica, mistica, sapienziale. (11.11.2023)

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Cos'è il Talmud

Una bella passeggiata che ci introduce all'origine, ai contenuti, alle scuole, ai metodi dell'interpretazione del Talmud. Il Talmud, conclude l'autore, non è mai stato completato, perché l'interpretazione procede sempre. (1 novembre 2023)

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Di fronte alle crisi delle nostre vite una fonte di riparazione può diventare il ritorno in quei luoghi dove ci è possibile riscoprire chi siamo. Così fa Adelaide che, dopo una storia d'amore fallita, ritorna nella sua Val Germanasca dove ritrova Nanà che, in una dimensione di aiuto reciproco, la restituisce alla vita e all'amore. (30 agosto 2023)

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Un prete cattolico e il suo incontro con l'ecumenismo. Il significato della sua pluriennale partecipazione al Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi. (28 agosto 2023)

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