In democrazia, anche se non piace, l'esito del voto popolare deve avere sempre il massimo rispetto e per analizzarlo occorre levarsi le fette di mortadella dagli occhi. Mi pare riduttivo dire che il voto ai 5 stelle sia stato un voto per il reddito di cittadinanza (che tra l'altro, in varie forme, era previsto nei programmi di quasi tutte le altre forze politiche) da parte di fannulloni che vogliono vivere di assistenza, perché i "gialli" hanno avuto un consenso trasversale. Le urne ci consegnano, specialmente al Sud, una vera e propria catarsi, un ricambio massiccio della classe politica dirigente. Non è stato un voto antisistema, perché, con queste percentuali, è piuttosto un voto per un altro sistema che racchiude in sé la speranza di tornare a contare, di non dover, per esempio, avere sempre un "santo" in paradiso anche per farsi ricoverare in un ospedale o semplicemente per una visita medica. I 5 stelle hanno saputo intercettare il voto dei molti che si sentono esclusi e lontani dai giri del potere. Noi, a sinistra non abbiamo saputo comprendere, siamo rimasti distanti, abbiamo per anni rincorso le destre o ci siamo avviluppati in giochetti di candidature e di collegi blindati, o abbiamo fatto proposte velleitarie, settarie e nostalgiche di un mondo che ormai non c'è più. Ora si tratta di ripartire, facendo tesoro della dura lezione, ripulendoci dalla nostra presunzione, anche da quel fine narcisismo di crederci superiori e più intelligenti degli altri. Serve un bagno di umiltà ed è urgente un ricambio delle nostre classi dirigenti che hanno fallito perché sono state sorde e cieche, tradendo di fatto gli stessi valori che verbalmente proclamavano. Il potere se non è esercitato per il bene della comunità è solo un vuoto esercizio fine a se stesso. Il consenso elettorale va e viene e può anche essere riconquistato (lo dimostra il voto per la regione Lazio dove, nello stesso giorno, migliaia di elettori si sono espressi in un modo alle politiche e in un altro alle regionali), a patto di comprendere sino in fondo quello che è successo e di invertire la rotta.
(Venerdì, 9 marzo 2018)