Nella notte di Natale del 1914, in piena prima guerra mondiale, soldati britannici e tedeschi uscirono spontaneamente dalle trincee per scambiarsi gli auguri, per cantare "Notte Silente", per organizzare addirittura una partitella di calcio.
Fu la cosiddetta "tregua di Natale".
Purtroppo non servì a fermare la guerra, ma significò un reciproco riconoscimento tra esseri umani che erano stati mandati al macello, come nemici, da pochi altri uomini che bramavano solo il potere.
Questa notte il patriarca Kirill celebrerà, nelle sue sfarzose e ingioiellate vesti nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, la Pasqua ortodossa, poi farà una processione intorno alla chiesa che si concluderà con l'annuncio che "Cristo è risorto".
Spero che, prima o dopo questo annuncio, il patriarca abbia il coraggio di fare una confessione di peccato, di riconoscere finalmente chi è il suo vero Signore e dire una parola decisiva sulla guerra di aggressione fratricida all'Ucraina.
Certo, se lo farà, rischierà molto, ma ha scelto lui, almeno a parole, di seguire Gesù Cristo e le Sue parole di salvezza che sono per tutti gli uomini e per tutte le donne del mondo, non solo per il "mondo russo".
Davvero potrà dimostrare l'amore per le sorelle e i fratelli anche a costo della sua vita e della sua "carriera".
Spero che lo faccia, anche se ne dubito.
Altrimenti, quell'annuncio "Cristo è risorto" rimarrà solo come una vana manifestazione di folklore "religioso", ma nel suo cuore Gesù continuerà ad essere morto e sepolto.
(Sabato, 23 aprile 2022)