Le testimonianze dei sopravvissuti di Bucha, raccolte dai giornalisti della Bbc e del New York Times, sono, se possibile, peggiori delle immagini che abbiamo visto. L’esercito russo ha stuprato e ucciso senza alcuna pietà. Donne “utilizzate” come schiave sessuali e poi fatte fuori, persone uccise sulle soglie delle loro case. È un orrore senza fine. Una macchia che non potrà essere mai cancellata, un odio disseminato che difficilmente potrà essere perdonato. Uomini crudeli che hanno sfogato le loro frustrazioni e i loro istinti più brutali sui deboli. Uomini vigliacchi, senza dignità nè onore.
(Mercoledì, 13 aprile 2022)
La fede (ogni fede) richiede sempre un cambio di passo, una svolta verso la consapevolezza di far parte di unica grande e complessa famiglia umana.
Le differenze e la complessità sono solo ricchezze, non sono condizioni o presupposti per scartare chi non la pensa come noi.
Eppure, le fedi hanno da sempre avuto la loro eterogenesi dei fini nella separazione, nel segnare steccati che hanno generato e generano ancora esclusività e violenza: il mio dio è più grande del tuo e quindi tu non hai il diritto di pensare, e se non puoi pensare non puoi nemmeno respirare.
Se vissute nella gioia, le fedi non conducono mai all'odio, non inducono mai alla violenza, non uccidono mai la propria sorella o il proprio fratello.
(Lunedì, 28 marzo 2022)
Aumentare le spese militari sino al 2% del Pil è, comunque, una pessima scelta, una scelta miope che alimenta una bestia famelica senza volto e senza cuore.
Significa dar da mangiare all’industria bellica che fará profitti senza precedenti e che ha come unico cinico obiettivo il dolore e la morte. Non credo che sia una scelta a favore dell’umanità. L’umanità ha bisogno di cibo, di cure mediche, di un clima migliore, di istruzione, di abitazioni dignitose per tutte e tutti. L’umanità ha bisogno di umanità.
(Sabato, 26 marzo 2022)
Bisogna ammetterlo: come maschi siamo un fallimento. In millenni di dominio e patriarcato abbiamo seminato ciclicamente, ma pure con le nostre violenze quotidiane, e con una precisione chirurgica, distruzione, dolore e morte incomprensibili. Nel nostro delirio di onnipotenza abbiamo condotto milioni di donne, uomini, bambine e bambini al macello. Sarebbe ora di dire basta, sarebbe ora di deporre le armi.
(Domenica, 13 marzo 2022)
Il movimento femminista russo invita a diffondere questo appello all’azione per contrastare l’occupazione dell’Ucraina. In italiano è stato tradotto dalla redazione del sito Jacobin.
Al momento, gruppi femministi di base operano in almeno trenta città russe. In questo testo, le donne che stanno prendendo parte alle manifestazioni contro la guerra in tutto il paese, invitano le femministe di tutto il mondo a unirsi e a opporsi con forza all’aggressione militare lanciata dal governo di Putin.
L’appello:
Il 24 febbraio, intorno alle 5,30, ora di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un’«operazione speciale» sul territorio dell’Ucraina per «denazificare» e «smilitarizzare» questo stato sovrano.
L’operazione era in preparazione da tempo. Per diversi mesi le truppe russe si sono spostate fino al confine con l’Ucraina. Nel frattempo, la dirigenza del nostro paese negava ogni possibilità di attacco militare. Ora sappiamo che si trattava di una menzogna.
La Russia ha dichiarato guerra al suo vicino. Non ha concesso all’Ucraina il diritto all’autodeterminazione né alcuna speranza di una vita pacifica. Dichiariamo, e non per la prima volta, che la guerra è stata condotta negli ultimi otto anni su iniziativa del governo russo.
La guerra nel Donbas è una conseguenza dell’annessione illegale della Crimea. Crediamo che la Russia e il suo presidente non si siano mai preoccupati per il destino delle persone a Luhansk e Donetsk, e che il riconoscimento delle repubbliche dopo otto anni sia stato solo una scusa per l’invasione dell’Ucraina con il pretesto della liberazione.
Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari.
Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. Per questi e molti altri motivi, le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro paese.
La guerra in corso, come mostrano i discorsi di Putin, è anche combattuta all’insegna dei «valori tradizionali» dichiarati dagli ideologi del governo, valori che la Russia avrebbe deciso di promuovere in tutto il mondo come missione, usando la violenza contro chi rifiuta di accettarli o intende mantenere altri punti di vista. Chiunque sia capace di pensiero critico comprende bene che questi «valori tradizionali» includono la disuguaglianza di genere, lo sfruttamento delle donne e la repressione statale contro coloro il cui stile di vita, autoidentificazione e azioni non sono conformi alle ristrette norme del patriarcato. La giustificazione dell’occupazione di uno stato vicino con il desiderio di promuovere norme così distorte e perseguire una «liberazione» demagogica è un altro motivo per cui le femministe di tutta la Russia devono opporsi con tutta la loro forza a questa guerra.
Le femministe sono una delle poche forze politiche attive in Russia. Per molto tempo le autorità russe non ci hanno percepito come un movimento politico pericoloso, e quindi rispetto ad altri gruppi politici siamo state temporaneamente meno colpite dalla repressione statale.
Attualmente più di quarantacinque diverse organizzazioni femministe operano in tutto il paese, da Kaliningrad a Vladivostok, da Rostov-on-Don a Ulan-Ude e Murmansk. Chiediamo ai gruppi femministi russi e alle singole femministe di unirsi alla Resistenza femminista contro la guerra e unire le forze per opporsi attivamente alla guerra e al governo che l’ha iniziata. Chiediamo anche alle femministe di tutto il mondo di unirsi alla nostra resistenza. Siamo tante e insieme possiamo fare molto: negli ultimi dieci anni, il movimento femminista ha acquisito un’enorme forza mediatica e culturale. È tempo di trasformarla in potere politico. Siamo l’opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo. Siamo il futuro che prevarrà.
Chiediamo alle femministe di tutto il mondo:
– Di partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne offline e online contro la guerra in Ucraina e la dittatura di Putin, organizzando le proprie azioni. Sentitevi libere di usare il simbolo del movimento femminista di resistenza contro la guerra nei vostri materiali e pubblicazioni, così come gli hashtag #FeministAntiWarResistance e #FeministsAgainstWar.
– Di diffondere informazioni sulla guerra in Ucraina e sull’aggressione di Putin. Abbiamo bisogno che il mondo intero sostenga l’Ucraina e si rifiuti di aiutare in alcun modo il regime di Putin.
– Di condividere questo appello con altre. È necessario dimostrare che le femministe sono contrarie a questa guerra e a qualsiasi tipo di guerra. È anche fondamentale far vedere che ci sono ancora attiviste russe pronti a unirsi per opporsi al regime di Putin. Siamo tutte a rischio di persecuzione da parte dello stato e abbiamo bisogno del vostro appoggio.
(Venerdì, 11 marzo 2022)