Il risultato del referendum del Regno Unito é un vero disastro politico, economico e sociale. Su di esso hanno soffiato e soffieranno i più beceri populismi, fascismi e nazionalismi anche di casa nostra. Non ci può, però, nascondere sul fatto che questi signori hanno e avranno buon gioco nello "sfruttare" le paure e la crisi che la UE non ha saputo gestire se non nei termini di una sciocca austerità e anche in modo "punitivo" nei confronti di alcuni paesi (come la Grecia). Ma io voglio sperare che l'Unione Europea possa ancora essere il luogo della pace (grazie ad essa ne abbiamo goduto per settanta anni), il luogo delle libertá e dei sogni, il luogo immaginato e prefigurato a Ventotene da Altiero Spinelli (nel pieno dei regimi e dei crimini fascisti e nazisti), un luogo in cui i nostri giovani possano viaggiare, studiare e lavorare liberamente (i giovani inglesi hanno votato decisamente per rimanere), un'Europa dei diritti e delle opportunità, dove nessuno resti indietro, un'Europa della solidarietà e della convivenza pacifica e dignitosa. Per questo ci vuole più Europa e non meno, ci vuole un'Europa più forte politicamente, con un Parlamento che possa davvero decidere, ci vogliono dei leaders che siano davvero degli Statisti, come quelli che hanno preparato e firmato i Trattati di Roma del 1957. L'auspicio è che Brexit si trasformi in una presa di coscienza, in un sussulto di orgoglio non per andare via, ma per sentirci più europei. Siamo responsabili del nostro comune destino. Per secoli ci siamo combattuti gli uni contro gli altri armati. Non facciamo riavvolgere la storia indietro.

(Venerdì, 24 giugno 2016)

l Brasile è un Paese di matrice cristiana. Chiedete a chiunque quale sia la sua visione del mondo e, certamente, avrete una risposta intessuta di categorie religiose.

Il cristianesimo, nella sua versione cattolica, è arrivato nel nostro Paese in compagnia del progetto colonizzatore portoghese. Entrare a far parte della civiltà, così come veniva concepita nella Penisola Iberica, significava diventare cristiani. Era questa l'ossessione missionaria di Anchieta: annullare le convinzioni religiose dei popoli originari della terra brasiliana, considerate idolatriche, per introdurre il cristianesimo secondo la teologia europea occidentale, in un  atto di aggressione alla cultura indigena.

I colonizzatori portarono in Brasile gli africani come schiavi, i quali dovevano piegarsi al battesimo per entrare nell'inferno qui in Terra, con la promessa che, se fossero stati docili alla volontà e ai perversi capricci dei bianchi, avrebbero meritato il Paradiso celeste come ricompensa. Si predicava il Gesù crocifisso alla senzala (la dimora degli schiavi contrapposta alla casa-grande del padrone, ndt), affinché si rassegnasse ad atroci sofferenze, e il Sacro Cuore di Gesù alla casa-grande, perché mettesse i propri beni a disposizione delle opere della Chiesa.

IL FLAUTO E L'OSTIA CONSACRATA

All'inizio del XX secolo, un prete destinato a catechizzare un villaggio della regione dello Xingu rimase indignato nel constatare che il rituale religioso era centrato su un flauto suonato dallo sciamano, la cui musica stabiliva la connessione con il Trascendente. A donne e bambini, chiusi nelle capanne, era proibito assistere alla cerimonia.

Scortato da soldati, il missionario portò il flauto al centro del villaggio, fece venire donne e bambini e, dinanzi a tutti, spezzò lo strumento musicale, denunciandone la natura idolatrica, e predicò la presenza di Gesù nell'ostia consacrata.

Ebbene, cosa impedisce a un gruppo di indigeni di entrare nella chiesa della Candelária, aprire il tabernacolo, strappare le ostie consacrate e gettarle nella spazzatura? Appena la mancanza di una scorta sufficientemente armata.

FEDE E POLITICA

Noi occidentali abbiamo desacralizzato il mondo o, come dice Max Weber, lo abbiamo disincantato. Fino al punto di decretare "la morte di Dio”. Se abbracciamo paradigmi così profondamente cartesiani, fortunatamente in crisi, ciò non costituisce un motivo per "spezzare il flauto” dei popoli che prendono sul serio le loro radici religiose.

Oggi, sbaglia l'Oriente per il fatto di ignorare la conquista moderna della laicità della politica e della reciproca autonomia tra religione e Stato. E sbaglia l'Occidente per il fatto di "sacralizzare” l'economia capitalista, divinizzare la "mano invisibile” del mercato e disprezzare le tradizioni religiose, pretendendo di confinarle nei templi e nella vita privata.

Gli orientali commettono un errore a confessionalizzare la politica, come se le persone si dividessero tra credenti e non credenti (oppure tra adepti alla mia fede e tutti gli altri). La linea divisoria della popolazione mondiale sta nell'ingiustizia che segrega 4 su 7 miliardi di abitanti.

A loro volta, gli occidentali commettono un grave errore nel pretendere di imporre a tutti i popoli, con la forza e con il denaro, il proprio paradigma di civiltà fondato sull'accumulazione della ricchezza, sul consumismo e sulla proprietà privata al di sopra dei diritti umani.

UN CRISTIANESIMO A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DEL CAPITALISMO

Molti dei presenti in questa sala dell'Accademia Brasiliana delle Lettere sono figli e figlie del XX secolo e sono nati in famiglie cattoliche. Siamo stati battezzati e cresimati, abbiamo fatto la prima comunione, abbiamo imparato a pregare e abbiamo appreso la devozione ai santi e alle sante.

Questo cristianesimo si sposava perfettamente con la morale borghese che separava il personale dal sociale, il privato dal pubblico. Era peccato masturbarsi, ma non pagare un salario ingiusto a una lavoratrice domestica confinata in una stanzetta irrespirabile, sprovvista di tutele e obbligata a svolgere molteplici compiti. Era peccato saltare la messa la domenica, ma non impedire a un bambino nero di frequentare il collegio religioso dei bianchi. Era peccato fare cattivi pensieri, ma non pagare, in una notte, per una bottiglia di vino, quanto il cameriere che portava i bicchieri guadagnava in tre mesi di lavoro.

Come evidenziato da Max Weber, il cristianesimo ha dotato di spirito il capitalismo. Bisogna aver fede nella mano invisibile del mercato, così come si crede in un Dio che non si vede. Bisogna essere convinti che tutto dipende dai meriti personali e che la povertà deriva da peccati capitali come la pigrizia e la lussuria. Bisogna tener presente che molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti a godere, già sulla Terra, le gioie che il Signore promette nelle dimore celesti...

Non fu il cristianesimo a convertire l'Impero Romano, all'epoca di Costantino. Furono i romani a convertire la Chiesa in potenza imperiale. Allo stesso modo, non fu il cristianesimo a evangelizzare l'Occidente, ma fu il capitalismo occidentale a impregnarlo del suo spirito usuraio, individualista, competitivo. E cosa ci presenta la storia come risultato?

Tutte le nazioni schiavocratiche della modernità erano cristiane. Erano cristiane le nazioni che promossero il genocidio indigeno in America Latina. È cristiano il Paese che ha commesso il più grave attentato terroristico di tutta la storia, calcinando migliaia di persone con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Erano cristiani i governi che hanno scatenato le due grandi guerre del XX secolo. Ostentavano la qualifica di cristiane le dittature che, il secolo scorso, hanno proliferato in America Latina, patrocinate dalla CIA. Sono cristiani i Paesi che più devastano l'ambiente. Così come sono cristiani quelli che più producono pornografia e alimentano il narcotraffico. Sono cristiane molte nazioni, tra cui il Brasile, in cui la disuguaglianza sociale è clamorosa.

Di che diavolo di cristianesimo stiamo parlando? Certamente non di quello chiamato a riflettere la prassi e i valori testimoniati da Cristo.

GESÙ È VENUTO A FONDARE UNA RELIGIONE?

Siamo stati educati nell'idea che Gesù venne a fondare una religione o una Chiesa. Ma ciò non coincide con quanto dicono i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, le principali fonti sulla persona di Gesù. 

In tutti e quattro i vangeli la parola Chiesa appare solo due volte, e solo in Matteo. E i vangeli stanno a indicare come Gesù fosse un severo critico della religione dominante nella Palestina del suo tempo, basti leggere il capitolo 23 di Matteo.

Già l'espressione “Regno di Dio” (o “Regno dei cieli”, in Matteo) appare più di cento volte in bocca a Gesù. Il teologo Alfred Loisy diceva che Gesù aveva predicato il Regno, ma che ciò che si era avuto era stata la Chiesa...

Gesù visse, morì e resuscitò sotto il regno di Cesare, un titolo concesso ai primi 11 imperatori romani. A partire dall'anno 63 prima della nostra era, la Palestina si trovava sotto il dominio dell'Impero Romano. Era una provincia fortemente controllata da Roma, politicamente, economicamente e militarmente. Tutta l'azione di Gesù si svolse sotto il regno dell'imperatore Tiberio Claudio Nerone Cesare, al potere dall'anno 14 all'anno 37. La Palestina nella quale visse Gesù era governata da autorità nominate da Tiberio, come il governatore Ponzio Pilato (il quale, curiosamente, è stato immortalato nel Credo cristiano) e la famiglia del re Erode. La società era diretta da un potere centrale che si manteneva con le imposte riscosse dal popolo, dalle comunità rurali e dalle città. 

Pertanto, parlare di un altro regno, quello di Dio, all'interno del regno di Cesare aveva l’effetto che avrebbe oggi parlare di democrazia in tempi di dittatura. E questo spiega la ragione per cui tutti noi cristiani siamo discepoli di un prigioniero politico. Gesù non è morto di epatite nel suo letto, né in un disastro di cammelli lungo una strada di Gerusalemme. Come tanti perseguitati dai governi autoritari, arrestati, torturati e uccisi, egli pure è stato arrestato, torturato, giudicato da due poteri politici e condannato a morte sulla croce. La domanda da porre è questa: che tipo di fede hanno, oggi, i cristiani, se neppure reagiscono a questo disordine stabilito in cui, secondo l'Oxfam, 62 famiglie possiedono una fortuna pari al reddito di 3,6 miliardi di persone, metà dell'umanità?

Al contrario di ciò che molti pensano, per Gesù il Regno di Dio non era solo qualcosa là in alto, nel Cielo. Era, soprattutto, qualcosa da conquistare in questa vita e su questa Terra. «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10). Ed egli fu l'uomo nuovo per eccellenza, il prototipo di ciò che dovranno essere tutti gli uomini e tutte le donne del “Regno” futuro, la civiltà dell'amore, della giustizia e della solidarietà.

Le basi di questo progetto di civiltà e dei suoi valori si trovano rispecchiate nella prassi e nelle parole di Gesù. Se operiamo come lui, questo nuovo mondo dovrà diventare realtà. È questa l'essenza della promessa di Gesù.

Frei Betto

Pubblicato su Adista News

Pubblichiamo la lettera di Pentecoste del Monastero Bose. E' importante non solo per i credenti, ma per tutti coloro che si sentono smarriti, depredati dei loro sentimenti "politici". E' una lettera che sembra cedere a sensazioni di ulteriore sfiducia e pessimismo, invece è un invito a reagire, ad "insorgere", a credere ancora, a credere sempre, perchè il Signore non ci abbandona.

 

Lettera agli amici - Pentecoste 2016

Cari amici, ospiti e voi che ci seguite da lontano,

la nostra vita va avanti giorno dopo giorno, sempre impegnata nel tentativo di seguire il Signore Gesù sulle vie che ci portano al Regno, cioè al regnare di Dio su di noi.

Proprio in questo “tentare” di seguire il Signore, sempre cadendo, sempre rialzandoci, sempre ricominciando, sentiamo una grande e solidale comunione con voi che, pur non facendo la nostra vita, conducete la nostra stessa battaglia e vivete le nostre stesse fatiche. Noi vi portiamo nel cuore, nella nostra povera ma perseverante preghiera che chiede la venuta del regno di Dio per tutta la creazione. A volte ci sembra di vacillare, sperimentiamo la fragilità, la mancanza di speranza per il futuro della nostra società nella quale non appaiono segni di inversione di rotta: ci pare infatti che avanzi la barbarie in tutta la nostra amata terra europea, ci pare che l’impotenza di ogni cittadino/a cresca e si faccia sentire come impossibilità addirittura di gridare, di protestare, di dire “no” a ciò che vediamo imporsi nella nostra convivenza.

Più volte ultimamente ho detto e scritto che occorre un’insurrezione delle coscienze, ma rarissimi, personali sono i segni di una ripresa della consapevolezza che senza la fraternità non sono possibili neppure la libertà e l’uguaglianza nella polis. Constatiamo un circolo vizioso: noi, che non dovremmo più chiamarci cittadini, sempre più chiusi in ottiche individualiste e localiste, cediamo facilmente alla corruzione, al venir meno delle regole della convivenza, della capacità di rispetto nelle relazioni, della responsabilità di fronte alla res publica, dell’assumere nei confronti delle nuove generazioni il compito di trasmettere la legalità, la qualità della vita, la cultura. E i nostri governanti chiudono il cerchio, quali cattivi maestri che autorizzano l’emergere di tanti vizi che sono in noi come assopiti. Quando a Bose ascoltiamo i molti ragazzi e giovani che ci frequentano, comprendiamo la loro condizione di smarrimento, dovuta all’impossibilità di vedere prospettive per il futuro, di nutrire in sé sentimenti “politici”, cioè di responsabilità per la polis che abitano, che abitiamo insieme. Non ripetiamo le letture dei più autorevoli interpreti della società contemporanea, con i quali sovente ci confrontiamo, ma ancora una volta ribadiamo che siamo in attesa di un’insurrezione della coscienza dei cittadini: se non c’è questa insurrezione, se non si è capaci di fare resistenza, se ci si lascia sedurre dal “così fan tutti gli altri”, allora la nostra già debolissima democrazia dovrà lasciare posto alle forze più o meno oscure che tentano di regnare in tutto l’occidente. Certo, perché la coscienza insorga e riapra cammini di speranza è necessario il pensare, il fermarsi a riflettere per non cedere all'aporia degli orizzonti chiusi ed è, quindi, indispensabile ritrovare un altro rapporto con il tempo: senza tempo, infatti, non c'è memoria né progettualità, non c'è possibilità di futuro e di azione.
E nella chiesa? Diciamo tutti con convinzione: “C’è papa Francesco, finalmente!”, e altri aggiungono: “Non manca più il respiro!”. Sì, è una grazia, ma per ora poco o nulla cambia nelle chiese locali, dove il tessuto della comunità continua a sfilacciarsi e la fede, a nostro avviso, appare sempre più debole. Noi amiamo il successore di Pietro e siamo convinti della necessità del suo ministero, ma vedendo come molti si sono “convertiti” troppo velocemente, diventandone adulatori, e come altri fanno una sorda resistenza, senza lasciar emergere il conflitto di posizioni diverse, vorremmo ricordare a tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede che è decisiva l’adesione a Gesù Cristo che è il Vangelo e al Vangelo che è Gesù Cristo! Siamo convinti che occorre seguire Cristo sempre, nei giorni buoni come in quelli cattivi, quando nella chiesa c’è gaudio e quando c’è pressura, quando i pastori pascolano il gregge e quando se ne fanno padroni, quando i venti sono favorevoli e quando sono contrari… Ormai anziano, con una lunga vita cristiana alla spalle, mi sento di affermare con Antonio, il padre dei monaci: “Noi monaci abbiamo le sante Scritture e la libertà”; ma mi permetto di dire che queste parole valgono anche per voi, amici carissimi. C’è aporia nella società e nella vita della chiesa, ma il Signore non ci abbandona!

Alla fine di questa nostra lettera vorremmo comunicarvi con gioia che il 16 aprile scorso è stata benedetta dal vescovo di Civita Castellana la chiesa rinnovata del monastero di santa Scolastica, dove da quasi tre anni abbiamo avviato un’altra fondazione, condividendo la vita con le monache benedettine. È stata un’audacia, forse un’operazione rischiosa, ma siamo contenti di poter vivere insieme, una forma nuova e una tradizionale di vita monastica. È stata quindi una giornata di grazia, di grande comunione, alla quale hanno partecipato molti amici. Il Signore è buono e ci accompagna sempre, anche se noi non lo meritiamo.
Cari amici e ospiti, pregate per noi e noi vi assicuriamo il nostro affetto e la nostra intercessione.

Fr. Enzo Bianchi, Priore
con i fratelli e le sorelle di Bose

(Domenica, 15 maggio 2016)

 

Nel nostro mondo globalizzato e ipertecnologico, dove l'unica dimensione che conta sembra essere il "fare" incessante e senza sosta, è come se l'utopia non avesse più alcuna possibilità, nessun senso, se non per gli occhi di pochi "sognatori". Quando accenni ad un altro mondo possibile, a immaginare un'umanità davvero globalmente più felice, la reazione il più delle volte é: "le tue sono utopie, sogni irrealizzabili". L'utopia assume per il tuo interlocutore un significato negativo, di immobilità, di poca concretezza. Ti liquida con un sorriso sardonico e prosegue nei suoi affari. Eppure, senza l'utopia la storia stessa non esisterebbe. La storia è una continua rincorsa all'utopia. Secondo il pensiero di Edoardo Galeano è l'utopia, ossia lo sguardo oltre il nostro contigente, la proiezione del bello e della felicità, che ci spinge a camminare, a percorrere sentieri che altrimenti rimarebbero solitari, ad alimentare la speranza per provare a coglierla. Trovo che una delle più significative riflessioni sull'utopia sia quella di Oscar Wilde: "una carta geografica che non comprenda l'utopia non merita nemmeno uno sguardo, perchè escluderebbe l'unico paese al quale l'umanità approda in continuazione".

(Lunedì, 21 marzo 2016)

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adotta un bambino a distanza

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere

I sentieri della meditazione

Comunità di Bose

Un'introduzione alle via cristiane, induiste e buddiste della meditazione. Se meditare oggi è quasi una "moda", ci viene invece spiegato come la meditazione ha le sue profonde radici nella fede e nella spiritualità. Talvolta è necessario un maestro e bisogna gestire con rigore e prudenza il desiderio di percorrerne ogni via passando da una spiritualità all'altra. (27 agosto 2024)

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Roberto Esposito

I volti dell'avversario - L'enigma della lotta con l'Angelo

Genesi 32,23-33 racconta di una  lotta tra Giacobbe, uno dei patriarchi di Israele, ed un misterioso personaggio al guado dello Iabbòq. Chi è costui? Un altro uomo, un dio, un angelo, un demone, l'ombra di Giacobbe stesso. L'autore compie un complesso percorso, anche con l'aiuto della psicanalisi, dell'arte e di altri scritti che in qualche modo richiamano la vicenda o la ricordano, per tentare di spiegare ciò che è successo. Ma la spiegazione, come per tutte le altre storie della Bibbia, va trovata nel proprio cuore attraverso i propri occhi e la propria sensibilità.  (28 giugno 2024)

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Pietro Stefani

David Assael

Storia culturale degli ebrei

Undici capitoli (i primi sette curati da Pietro Stefani e gli altri quattro da Davide Assael) in cui è condensata una storia millenaria. Una storia affascinante che aiuta a comprendere anche l'attualità. In continua tensione tra universale e particolare. (6 maggio 2024)

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Primo Levi

Il sistema periodico

Un vero e proprio capolavoro. Tra la chimica e l'autobiografia, Primo Levi si destreggia meravigliosamente nelll'arte della scrittura. (19 marzo 2024)

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Franco Cardini

Marina Montesano

Donne Sacre

L'esclusione delle donne dal sacerdozio religioso, non ne ha impedito il "protagonismo" nella veste di donne sacre, donne che trascendono l'umano e che possono essere tanto fonte di luce che di tenebre. (5 febbraio 2024).

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Francis Scott Fitzgerald

ll grande Gatsby

Chi era davvero questo Gatsby? Sicuramente un uomo innamorato di Daisy. Ma poi? La domanda rimane irrisolta anche alla fine del romanzo. (16 dicembre 2023)

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Gustavo Zagrebelsky

Qohelet - La domanda

Una lettura fuori dai "canoni" della teologia. Tutto è vanità, niente altro che vanità. Tutto nel Qohelet gira intorno al vuoto e al non senso dell'esistenza e anche della morte. Solo chi è disponibile a provare davvero le gioie e i dolori della vita può sfuggire all'inesorabile sentenza dell'Ecclesiaste. (11 dicembre 2023)

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A cura di Guido Ceronetti

Il Cantico dei Cantici

Il Cantico dei Cantici nella sua dimensione erotica, mistica, sapienziale. (11.11.2023)

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Adin Steinsaltz

Cos'è il Talmud

Una bella passeggiata che ci introduce all'origine, ai contenuti, alle scuole, ai metodi dell'interpretazione del Talmud. Il Talmud, conclude l'autore, non è mai stato completato, perché l'interpretazione procede sempre. (1 novembre 2023)

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Valeria Tron

L'equilibrio delle lucciole

Di fronte alle crisi delle nostre vite una fonte di riparazione può diventare il ritorno in quei luoghi dove ci è possibile riscoprire chi siamo. Così fa Adelaide che, dopo una storia d'amore fallita, ritorna nella sua Val Germanasca dove ritrova Nanà che, in una dimensione di aiuto reciproco, la restituisce alla vita e all'amore. (30 agosto 2023)

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Roberto Breschi

Un prete al Sinodo Valdese

Un prete cattolico e il suo incontro con l'ecumenismo. Il significato della sua pluriennale partecipazione al Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi. (28 agosto 2023)

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Lidia Maggi

Protestantesimo

Partendo da un excursus sui "4 Sola" della Riforma di Lutero, l'autrice ci conduce per mano ed in modo semplice a comprendere il significato delle varie diramazioni che la Riforma ha poi preso. L'agevole volume si conclude con alcune considerazioni sullo stato delle chiese protestanti in Italia, ma soprattutto sul significato autentico e attualizzato dello "scisma" della chiesa d'occidente del XVI secolo. (17 agosto 2023) 

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