Nel nostro mondo globalizzato e ipertecnologico, dove l'unica dimensione che conta sembra essere il "fare" incessante e senza sosta, è come se l'utopia non avesse più alcuna possibilità, nessun senso, se non per gli occhi di pochi "sognatori". Quando accenni ad un altro mondo possibile, a immaginare un'umanità davvero globalmente più felice, la reazione il più delle volte é: "le tue sono utopie, sogni irrealizzabili". L'utopia assume per il tuo interlocutore un significato negativo, di immobilità, di poca concretezza. Ti liquida con un sorriso sardonico e prosegue nei suoi affari. Eppure, senza l'utopia la storia stessa non esisterebbe. La storia è una continua rincorsa all'utopia. Secondo il pensiero di Edoardo Galeano è l'utopia, ossia lo sguardo oltre il nostro contigente, la proiezione del bello e della felicità, che ci spinge a camminare, a percorrere sentieri che altrimenti rimarebbero solitari, ad alimentare la speranza per provare a coglierla. Trovo che una delle più significative riflessioni sull'utopia sia quella di Oscar Wilde: "una carta geografica che non comprenda l'utopia non merita nemmeno uno sguardo, perchè escluderebbe l'unico paese al quale l'umanità approda in continuazione".
(Lunedì, 21 marzo 2016)