Il termine "riforma" significa semplicemente cambiare, ma il cambiamento può essere positivo o negativo. Le "riforme" fasciste sono state negative, hanno compresso le libertá individuali e instaurato un regime dittatoriale che ci ha condotto alla guerra, con le terribili conseguenze che tutti sappiamo e che sarebbe bene i più giovani conoscessero. Le riforme del secondo dopoguerra, che hanno allargato il campo de diritti sociali, civili e economici, come la riforma agraria, lo statuto dei lavoratori, ecc..., sono state riforme positive proprio perché hanno consentito il riscatto di tanti cittadini e sono state possibili perché la nostra Carta Costituzionale, il Patto fondamentale tra i cittadini della Repubblica, ne ha indicato il cammino, ne ha tracciato la strada. La riforma Renzi-Boschi oltre che brutta, é regressiva, scritta male e apre le porte, se combinata all'Italicum, ad un serio pericolo di autoritarismo, perché consentirebbe ad un forza politica minoritaria nel Paese di raggiungere la maggioranza assoluta alla Camera e trasformare il sistema parlamentare in una "dittatura" del premier. Poi, ve li immaginate 100 senatori dopolavoristi, che ancora non sappiamo come verrano eletti, con l'immunità parlamentare? E non è vero, come strombazza Renzi, che si semplifica e si risparmia. Il risparmio vero sarebbe potuto arrivare da una riduzione secca proporzionale dei deputati e dei senatori. Così invece ci terremo un Senato, organo costituzionale non più eletto dai cittadini, in barba al principio della sovranità popolare, ma che avrá in pratica gli stessi costi di quello attuale. La semplificazione poi é davvero una chimera, perché è vero quanto sostiene Stefano Rodotá, su Repubblica di ieri, che "...per liberarsi del tanto deprecato bicameralismo paritario si è approdati invece a un bicameralismo che generosamente potrebbe essere definito pasticciato". É importante, perciò, il 4 dicembre votare NO, NO ad una riforma che cambia un terzo della nostra Costituzione andando ad incidere anche sui principi fondamentali della nostra democrazia, NO ad una riforma che deforma il nostro sistema istituzionale, NO ad una riforma che é conservatrice, NO perché non é che la Costituzione non è modificabile, i nostri padri hanno inserito apposta l'art. 138, ma bisogna aggiornarla con grazia e delicatezza, perché le regole del gioco devono andare oltre i giocatori e le squadre che si contendono lo spazio politico.
(Domenica, 9 ottobre 2016)