Continuiamo il percorso intrapreso con le prime due riflessioni di questo blog, occupandoci oggi di un’altra parola chiave: “prossimità”. A primo avviso può sembrare una parola difficile e anche ostica. Un amico, dopo avergliela pronunciata, mi ha chiesto stupito cosa significasse. La risposta però non è complicata, non richiede grandi elaborazioni filosofiche, si può condensare in: “relazione”. La prossimità è relazione, ossia spendersi quotidianamente per qualcosa, o meglio per qualcuno che vada oltre il proprio sé. La prossimità cammina insieme alla responsabilità, perché per essere prossimi bisogna diventare responsabili. Non ci può essere prossimità senza responsabilità. Forse ciò ci può deprimere, temendo di rimanere schiacciati dal peso di qualcosa che da soli non riusciamo a sopportare e dall’idea di dovere cambiare. Si il cambiamento è necessario, la conversione pure, ma la prossimità non deve farci paura perché può e deve essere esercitata insieme agli altri, portandoci dietro ciò che siamo, le nostre piccole grandi storie, comunque uniche e irripetibili, con umiltà e sopratutto nella nostra alterità, con la speranza che le nostre relazioni siano sempre più fertili e feconde. Perchè siamo fatti di relazioni e possiamo, dobbiamo pensare di poterci spendere per qualcosa che vada oltre il nostro sé, senza la pretesa di cambiare il mondo, ma con la speranza di poterlo un tantino migliorare comunicando, partecipando, mettendoci in relazione e anche in discussione. La prossimità richiede quindi l’uscita da noi stessi, non però per annullarci, ma per arricchirci del rapporto con il fratello, con chi nella nostra storia ci interpella e noi stessi interpelliamo. La prossimità è nemica poi dell’indifferenza, richiede e pretende la vicinanza intesa non solo in senso fisico, ma anche in una prospettiva etica e morale pure con chi è lontano da noi con il corpo. Questo vale sopratutto nel mondo globale in cui viviamo, nel quale il nostro piccolo microcosmo è intimamente legato e partecipe delle gioie, delle sofferenze, delle vicende di tutta l’umanità. Diceva Santa Teresa di Lisieux “So che niente dipende da me, ma parlo e agisco come se tutto dipendesse da me”: questo vuol dire essere prossimi.
(Pubblicato su www.uildmchiaravalle.org)
Chiaravalle Centrale, 14 marzo 2015