L’immigrazione è un fenomeno globale che interroga ognuno di noi sulle capacità di accettare, di accogliere, di comprendere, di rispettare e di aiutare l’altro.
Col termine generico di migrante abbiamo una diversità di situazioni e di consistenze numeriche, che dovrebbero attirare la nostra attenzione per non incorrere nei luoghi comuni; che siamo invasi da loro, che vengono a rubarci il lavoro, che sono criminali ecc.
Abbiamo migranti, presenti sul nostro territorio, per ricongiungimenti familiari e sono la maggioranza, altri per studiare nelle nostre università, altri sono venuti e caduti nella rete della criminalità organizzata o nella tratta di essere umani e sono una minima parte, altri ancora, profughi e rifugiati, che scappano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla violenza e dalla fame.
Molti di loro si lasciano alle spalle un mondo di povertà, di sofferenze e di soprusi, affrontano viaggi estenuanti partendo dai loro paesi d’origine verso le sponde dell’Europa, sono disposti a soffrire, ancora, pur di realizzare i loro sogni. Molto spesso i loro sogni e le loro speranze s’infrangono nel canale di Sicilia.
Ma quanta voglia di vivere, quante speranze di libertà e di un futuro migliore per sé e per i loro figli, c’è in ognuno di loro!
Sono per lo più giovani, uomini e donne, a cui i genitori hanno pagato il viaggio, vendendo le poche cose che possedevano, sono comunità ricostruite in terra d’accoglienza. Sono uomini e donne da aiutare, ma soprattutto, da conoscere, da capire, da valorizzare e a cui offrire un futuro.
E noi?
In questo momento, in Italia, s’incontrano difficoltà a parlare dei migranti, ad interessarsi di loro, alcune persone vorrebbero mandarli via, altre vorrebbero costruire muri e barriere, altre ancora rinchiuderli in ghetti. Si ha paura.
Non è questa la soluzione alle problematiche sociali, politiche, economiche, culturali e religiose, che immancabilmente, gli immigrati portano con sé.
Non è questo il modo di comportarsi di un essere umano verso altri esseri umani, bisognosi di accoglienza, di solidarietà, di collaborazione.
Molto spesso non ci accorgiamo, perché non riusciamo a vedere oltre noi stessi, oltre l’aspetto esteriore delle persone, oltre il nostro modo di vivere, oltre la nostra casa, di quanta storia, cultura, tradizioni e umanità è ricca la persona del migrante.
Il corso della storia ci sta portando il mondo in casa e ci chiede di fare memoria della nostra storia personale e di popolo, ci chiede di allargare i nostri orizzonti, ci chiede di conoscere le persone per non temerle. Ci chiede di guardare oltre.
(Teresa Melissari)
(Sabato, 11 aprile 2015)