Un nuovo anno che si apre porta con se attese e propositi, il desiderio che ciò che è capitato di negativo nell'anno appena finito non si ripeta più. Insomma, per un momento ci sforziamo di credere che si ricomincia da capo, che tutto potrà essere migliore e più bello. Si brinda, si scambiano gli auguri nella speranza che non sia un semplice girare del giorno e della notte, un banale cambio di calendario, ma segni il transito verso la felicità. Come uomini abbiamo bisogno di questi riti di passaggio, di questo chiudere e di riaprire, di questo sporgersi con fiducia verso il futuro. E' quello che ci aiuta a vivere in un mondo affascinante ma complicato e nel quale non si è sempre nel dolore e nelle difficoltà, ma non si può essere nemmeno sempre felici. E allora l'augurio che ci possiamo fare è di alimentare per tutti i prossimi 364 giorni le nostre speranze e i nostri migliori propositi, nella consapevolezza che non esiste alcuna alchimia in grado di cambiare, come per magia, le nostre storie, ma abbiamo una grande responsabilità nel costruire per noi stessi e per i nostri simili giorni di autentica meravigliosa umanità.
(Venerdì, 1 gennaio 2010)