E’ da qualche giorno che cerco di riflettere sul significato del termine “esperienza”. Sfogliando il dizionario Devoto-Oli, leggo: “conoscenza acquisita mediante il contatto con un determinato settore della realtà”, “conoscenza pratica del mondo e della vita”. Quindi, mi dico che sul piano delle definizioni il termine “esperienza” ha sicuramente un’accezione positiva perché in sostanza descrive la capacità di una persona di riconoscere, aiutato da ciò che ha già vissuto, le situazioni e di farvi fronte in maniera adeguata.
Spesso però il riferimento all’esperienza, soprattutto in politica, è fatto per impedire cambiamento e rinnovamento. Così il richiamo agli “esperti” serve per allontanare, magari dalle posizioni decisionali e di responsabilità, persone che “esperte” non sono, pur essendo dotate di passione e competenza. E’ qui che la parola “esperienza” inizia ad assumere i connotati negativi che risiedono nella voglia di mantenere lo status quo e di bloccare qualsiasi tentativo di guardare al futuro con occhi nuovi e liberi dalle sedimentazioni del passato. Insomma, in questo caso, chi si richiama all’esperienza lo fa per garantire se stesso e per essere sicuro che l’acqua in cui naviga placidamente non sia agitata dal soffio della novità. La persona “esperta”, quasi sempre, farà in modo che la “ricchezza” delle sue conoscenze tenga a galla la barca, ponendo particolare attenzione agli equilibri e agli interessi consolidati. Li chiamano anche traghettatori… di che cosa il più delle volte non si capisce. Si sforzano di farci comprendere di essere in una fase di transizione, alla fine della quale sboccerà il futuro. Ma è una fase che pare eterna e il futuro è sempre rimandato. Anzi, è proprio del futuro che si ha paura, perché non si hanno più i mezzi per “governarlo”, ma si tenta invece di addomesticarlo alle proprie volontà, in pratica impedendo, o almeno credendo di farlo, che possa avere davvero inizio.
Il frutto “prezioso” di tutto ciò è una società bloccata…e… a voglia di lucidarsi gli occhi per la storia di Barack Obama “l’inesperto” e... pensare di dire, anche qui alle nostre latitudini: “Yes, we can – Si, noi possiamo”. C’è da morire dall’invidia!!!
(Sabato, 24 gennaio 2009)