Venerdì, 16 marzo 2007
La Calabria ed i calabresi stanno assistendo ad un continuo stillicidio di intimidazioni, attentati, danneggiamenti a danno di amministratori locali o del patrimonio pubblico. Non trascorre quasi giorno senza la notizia di un nuovo efferato attacco ai simboli delle istituzioni e, quando i simboli vengono così violentemente attaccati, siano essi le persone che le rappresentano, quanto i beni per mezzo dei quali erogano i servizi alla collettività, la tenuta democratica delle nostre comunità rischia di vacillare.
Ed è proprio questo forse l’intento di chi, con assoluta viltà, progetta, ordina ed esegue gesti così dirompenti, intrisi di violenza prevaricatrice: allentare il senso della convivenza civile, sterilizzare il confronto fondato sul dialogo, provocare l’imbarbarimento del tessuto sociale, dare il segno di chi con la prepotenza, da un minuto all’altro, può scatenare la propria forza distruttiva, mettere paura.
Si può rimanere inermi di fronte a tutto ciò? No, non è possibile. C’è di mezzo il nostro futuro, il futuro dei nostri figli, il futuro di una terra che deve trovare finalmente il coraggio di affrancarsi dai tanti pesi che la opprimono.
Bisogna resistere, reagire, rispondere. Ma resistenza, reazione e risposta, per essere efficaci, devono essere plurali, provenire da ogni persona che ama la Calabria e da tutte le agenzie sociali, politiche e religiose. Nessuno deve essere più lasciato solo.
Resistere per non piegarsi, per non sprofondare nel buio della disperazione. Reagire e rispondere per ricostruire e riaccendere un bagliore di luce. Si può, si deve partire dalle piccole cose, dalle scelte di ogni giorno, dalla direzione che diamo ai nostri comportamenti.
Come ha detto il Papa domenica scorsa all’Angelus “è comunque meglio accendere la piccola luce di un fiammifero, che maledire l’oscurità”.
Ci vuole uno scatto di reni, un surplus di impegno, una carica di amore.
scritto da: gianmam alle ore 19:55 | link | commenti
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