24 marzo 2007
Negli ultimi mesi si è acceso un gran dibattito sul sistema educativo del nostro paese. Tutto è partito dai ripetuti atti di bullismo che televisione ed internet hanno catapultato nel circuito mediatico, generando peraltro su problemi di estrema gravità dannosi fenomeni di spettacolarizzazione.
Si è arrivati al provvedimento del Ministro Fioroni che, giustamente, ha vietato l’uso dei telefonini durante le lezioni. La domanda è: perché ci deve essere sempre bisogno di un divieto per tentare di evitare comportamenti che dovrebbero e potrebbero essere regolati dall’uso di un sano buon senso e dall’esercizio della responsabilità individuale e collettiva?
Basterebbe la condivisione di alcuni basilari principi di autoregolazione sociale per ottenere comportamenti individuali più civili e rispettosi della convivenza. Ma evidentemente in Italia ciò non è possibile.
Dove vanno trovate le origini di tale carenza di senso civico?
La responsabilità dei ragazzi è indiretta perché non fanno altro che emulare e riprodurre nel loro spazio vitale ciò che la società degli adulti genera e propone quotidianamente come “modello”.
Si dovrebbe partire dalle nostre famiglie. Per esempio, quando un nostro figlio è interessato da qualche richiamo delle istituzioni scolastiche o di altre agenzie educative, invece di sforzarci di capire e di approfondire le situazioni, siamo pronti a dire: Mio figlio? No, lui no! E’ un ragazzo d’oro!!! Pensiamo a quanti guasti può condurre una tale aprioristica difesa d’ufficio. Come se i nostri figli fossero immuni da qualsiasi cosa, da qualunque influsso negativo, come se non vivessero dentro una società piena di “esempi” e di comportamenti a rischio. E allora giù al professore che accusa i nostri pargoli innocenti, giù ai presidi che limitano la loro “libertà”.
Non sono le nostre famiglie che magari per tutto l’anno scolastico si disinteressano dell’andamento degli studi dei figli per poi andare dal prof e pretendere un voto in più, perché se no si danneggia il loro curriculum?
Non contribuiamo così a dare ai ragazzi la percezione che tutto è possibile, che in fondo non vale la pena di impegnarsi? Non siamo così complici di un processo di degenerazione della società e di erosione dei valori sui quali dovrebbe fondarsi il vivere civile?
La scuola è la colonna vertebrale della società, se soffre di scoliosi anche il futuro non riuscirà a camminare dritto. Mantenere la colonna in condizioni ottimali spetta a tutti, sicuramente anche ai genitori che sono chiamati a svolgere per primi la funzione educativa e che devono esigere il massimo dal sistema scolastico, senza però deleghe in bianco, confrontandosi in maniera aperta con il corpo docente e sforzandosi di instillare nei figli comportamenti rispettosi della propria e dell’altrui dignità, la passione per lo studio ed il convincimento che i risultati positivi si guadagnano solo con l’impegno e con il merito.