Gesù poteva essere un grande leader "politico", poteva costituire un suo partito o mettersi alla testa di uno di quelli esistenti (ce ne erano diversi anche a quei tempi). Ma, non lo ha fatto. Un Messia politico, un Messia che avrebbe dovuto restaurare il regno di Israele: era questa la grande attesa del popolo ebreo. Anche i suoi discepoli, in cuor loro, nutrivano una tale speranza e, sino alla resurrezione, ci avevano capito davvero poco. Ma, Gesù è stato il Messia al contrario, ha ripudiato il potere terreno, ogni forma di potere umano, anche quello religioso. Il potere politico e quello religioso, quindi, sentendosi in pericolo, lo hanno ucciso. Allora, forse, potremmo concludere, in maniera provocatoria, che il cristiano, colui che si pone alla sequela di Gesù, dovrebbe rifuggire qualsiasi forma di potere, perchè ogni potere di questa terra ha in sè i germi della corruzione, della violenza, del cinismo. Il cristiano, obbedendo al "nuovo comandamento" che Cristo ci ha lasciato, deve essere vicino agli uomini e servirli per essere vicino a Dio e servirLo, ma non dovrebbe "comprommetersi" con il potere, non averne brama. Paolo VI diceva che la politica è la più alta forma di carità. Capiamo benissimo il senso delle sue parole ma, volgendo lo sguardo al modo con il quale il potere politico e religioso hanno esercitato nella storia ed esercitano tuttora la loro "funzione", potremmo serenamente concludere che il potere è agli antipodi del cristianesimo.
(Domenica, 10 gennaio 2016)