Le “identità” chiuse, rigide, di qualsiasi tipo, non sono altro che “gabbie” nelle quali maturano i germi dei nazionalismi, dei populismi e perciò delle violenze.
Quando va bene, sono slogan dentro i quali si creano le categorie amico/nemico.
Sono, comunque, asfittiche.
Le nostre identità si formano, invece, attraverso la “relazione” feconda.
Siamo plasmati da tutto ciò che incontriamo nelle nostre vite.
Oggi non siamo più quelli di ieri e domani non saremo più quelli di oggi, o meglio siamo e saremo l’insieme di tutte le nostre esperienze.
Essere disponibili e aperti alle “contaminazioni” con tutto ciò che è “bello”, che impreziosisce la nostra visione del mondo e soprattutto il nostro modo di stare tra gli umani, ci rende liberi e ci fornisce gli anticorpi necessari a resistere ai “venti” delle facili parole d’ordine.
Ci dona uno sguardo da donne e uomini di “Pace”.
(Sabato, 1 giugno 2024)