Domenica 22 aprile 2007
La nascita del partito democratico rappresenta la più importante novità della politica italiana degli ultimi tredici anni. Finalmente è colta un’esigenza profonda della società italiana e del sistema istituzionale, quello di una semplificazione del quadro politico. Semplificazione che non deve essere percepita in senso riduttivo come rinuncia alla propria storia e alle proprie identità, ma come quella sintesi alta di valori necessaria per rispondere meglio alle tante domande irrisolte della moderna (o post-moderna) società. La propria storia e la propria identità, quindi, sono rimesse in gioco per qualcosa di più importante, sono messe al servizio di un progetto politico che guarda con fiducia al futuro. Ma le stesse storie e le stesse identità si dovranno confrontare ed aprire ad altre storie ed altre identità: quelle di tutti i cittadini che pure desiderandolo hanno avuto difficoltà ad avvicinarsi alla politica perché gli spazi di partecipazione sono stati chiusi da gruppi di potere oligarchici. E’, infatti, questa la prima sfida del partito democratico: accorciare le distanze tra la politica ed i cittadini, aprire spazi di partecipazione nuovi e prolifici, restituire dignità alle idee.
La confluenza dei Democratici di Sinistra e della Margherita è il primo passo necessario. Necessario perché sono due grandi forze politiche e bisogna esser grati ai dirigenti che ci hanno creduto e che sono riusciti a resistere alle critiche di chi vuole sempre mantenere l’esistente per mantenere il suo piccolo o grande spazio di potere consolidato. Ma al primo passo ne devono seguire altri allo stesso modo importanti. E’ da oggi in poi che si deciderà il futuro del nuovo luogo politico che si chiama partito democratico. E si deciderà sulla partecipazione, sul coinvolgimento, sul dialogo, ma anche sul ristabilimento di una nuova etica della politica. La costituente che si andrà ad aprire dovrà fissare il principio di una testa un voto, le vecchie oligarchie dovranno cedere il passo ai portatori di quella freschezza tanto necessaria per rilanciare un paese che appare stanco e ripiegato su stesso, un paese che vive di cooptazione e che deve invece trasformarsi nel paese delle scelte.
Tra i discorsi che ho potuto ascoltare in questi giorni di congressi mi hanno colpito molto quelli di Rosy Bindi e di Angela Finocchiaro. Discorsi pieni di passione e di fiducia, parole che hanno allontanato la paura, pensieri che hanno tracciato la via. Se il partito democratico si saprà ispirare alle loro visioni riuscirà sicuramente a raggiungere la sua missione, quella di concorrere alla creazione di un paese più dinamico, ma allo stesso tempo più equo e solidale, pronto a cogliere ed a vincere le sfide del futuro, ma non dimentico della sua storia. Un paese più bello e da amare.
Auguri.