I calabresi, il 28 e il 29 marzo, hanno scelto il nuovo presidente della giunta regionale e lo hanno fatto assicurando un ampissimo consenso a Giuseppe Scopelliti. L’espressione del voto non ammette repliche, lo scarto tra i due maggiori contendenti ci dice che la proposta politica di Scopelliti ha ricevuto il gradimento degli elettori che, nello stesso tempo, hanno manifestato un netto rifiuto per Loiero. Ora c’è da augurarsi che il nuovo governatore utilizzi il mandato ricevuto dai cittadini per amministrare bene e nell’interesse di tutti i calabresi. Nel centro sinistra ed in particolare nel partito democratico deve, invece, aprirsi un fase di serie autocritica. Sull’analisi del voto c’è poco da sottilizzare, i risultati delle urne dicono una sola cosa: è necessario assolutamente cambiare. La classe dirigente ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. Ha presentato agli elettori una coalizione che aveva pochissimo da dire, sfibrata da mesi di guerre intestine dedicati all’esclusiva occupazione di spazi di potere, per arrivare, dopo uno stucchevole balletto sulle primarie, a presentare un candidato alla presidenza già sconfitto in partenza. Di fronte a questo grave fallimento c’è solo una cosa da fare: le immediate dimissioni dei vertici provinciali e regionali del partito. Sarebbe, questo si, un gesto di grande responsabilità e l’ultima occasione per dimostrare che hanno un po’ di rispetto per militanti e iscritti. E’ necessario ritornare a fare politica, quella vera a fianco delle persone. E’ necessario svecchiare e presentarsi alle persone con la freschezza di chi ha da proporre facce nuove e cose nuove, ritrovare un'identità capace di sintonizzarsi con i reali bisogni della società e dare risposte adeguate. E’ necessario riappropriarsi dell’iniziativa politica e abbandonare liturgie che sanno ormai di “muffa”.
Un’altra considerazione resta da fare, questa di carattere generale. Nell’elenco ufficioso degli eletti al Consiglio Regionale non c’è alcuna donna, alla faccia delle pari opportunità. La politica calabrese resta, ahimè, assolutamente maschilista.
(Giovedì, 1° aprile 2010)