In questi giorni si sta svolgendo, in Inghilterra, la coppa del mondo di rugby. E' un'ottima occasione per introdursi al meraviglioso sport della palla ovale, oppure, per chi già lo conosce, per apprezzarlo ancora di più. Si sa, l'italiano medio è calciofilo e indubbiamente il gioco del calcio, al netto delle schifezze e dei vari scandali che lo contraddistinguono e lo rendono sempre meno credibile, è bello, ma il rugby non ha niente da invidiargli, anzi, proprio per l'altissimo tasso di sportività e lo spirito che lo contraddistinguono, è probabilmente uno sport superiore. E' vero, il rugby è duro, ma assolutamente corretto. Qui, il rispetto non è solo uno slogan da enunciare negli spot televisivi e nei cartelloni a bordo campo, ma è la forma e la sostanza di questa attività sportiva: lo è nei rapporti tra i giocatori in campo, tra i giocatori e gli arbitri, tra i tifosi delle squadre avversarie che siedono sugli spalti, ereticamente, gli uni a fianco degli altri, pronti a gioire anche per una metà insperata quando magari stai perdendo 50 a 0. E' uno sport assolutamente trasparente. Gli arbitri dialogano in maniera limpida con i giocatori, così che anche gli spettarori possano ascoltarne il contenuto, e se c'è qualche giocata dubbia fermano la partita per consultare il TMO, ossia la revisione al replay dell'azione, in modo di essere certi di prendere la decisione giusta. Sono proprio tali principi che limitano al massimo i comportamenti scorretti e le proteste dei giocatori che, ove si verifichino, sono puntualmente rilevati e sanzionati. E' chiaro, l'aspetto più bello è quello del gioco: il rugby è fondalmente basato sulla conquista del territorio avversario e su una serie di regole che lo rendono unico, avvicente e molto divertente. Insomma, viva il Rugby.
(Lunedì, 12 ottobre 2015)