C’è un clima di odio montante. È una sensazione che rattrista e che, soprattutto, preoccupa per le tensioni sociali che alimenta e perché rischia di mettere in crisi anche la tenuta del sistema democratico, non solo italiano. Molti principi, molti diritti che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, sembravano acquisiti una volta per sempre, ora sono messi subdolamente in discussione. Non si attaccano direttamente, ma si aggrediscono attraverso la non logica del rifiuto, del disprezzo di tutto ciò che appare diverso da un “modello” ipocrita di “purezza”. La purezza della razza, la purezza della patria, la purezza delle relazioni sentimentali (rigorosamente etero), la purezza del dover stoicamente sopportare, oltre ogni limite, il dolore fisico, quando invece c’è una dignità del morire che equivale a quello del vivere, l'uso della preposizione "prima.." per contrapporla a tutto il resto e creare artificiosamente dei nemici e dei capri espiatori. Per raggiungere questo risultato da sepolcri imbiancati (Matteo 23,27) si attaccano violentemente le persone, si scatenano, anche “grazie” ai social, cattive e virulente campagne di disprezzo e di denigrazione. Tutto ciò che non si condivide, che è diverso, che non corrisponde al mio modo di pensare, deve essere rimosso, calpestato, abbattuto con le ruspe. E qual è lo strumento principe di tutto ciò? Certamente Il linguaggio che viene usato, anche da persone che hanno responsabilità istituzionali, come una clava, che si imbeve di luoghi comuni e di falsità, che invece di creare distrugge. Ci dobbiamo pure chiedere come mai tante persone non solo prestino attenzione a queste parole violente, ma, senza alcun discernimento, addirittura le fanno proprie, le fanno rimbalzare alimentando un modo di sentire comune che prima o poi travolgerà irrimediabilmente anche loro. Ci si può opporre, prima che sia troppo tardi? Si, solo se individualmente, come chiese, come associazioni e corpi sociali riusciamo a reagire non usando parole uguali e contrarie, o peggio slogan, che però mantegono lo "stile" della violenza, ma contrapponendo un linguaggio “altro”, parole che aiutino le persone a riflettere ed a interrogarsi su quella semplice “regola d’oro”, e anche di assoluto buon senso, adottata da tutte le fedi religiose, ma che il Vangelo trasforma in senso positivo: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa è la legge ed i profeti” (Matteo 7,12). Sono parole che escludono e interrompono qualsiasi forma di odio, anzi ribaltano l’odio in comprensione, in empatia, in un fare che è costruire insieme agli altri e non contro.
(Sabato, 27 ottobre 2018)