Come cristiani abbiamo un serio problema, quello di non conoscere bene la nostra fede, la Parola che dovrebbe illuminare il nostro cammino. Non si spiega altrimenti la "cultura" del rifiuto del "diverso" (che poi, se riflettiamo bene, ognuno di noi è diverso per l'altro) che sempre più, anche nei nostri territori, nella nostra Italia, "anima" il comportamento quotidiano di moltissimi cattolici e non solo. Se poi pensiamo che in Brasile le potenti chiese pentecostali sostengono apertamente la campagna elettorale di un candidato di una destra fascista e violenta come Bolsonaro, allora ci rendiamo conto del grande pericolo che stiamo correndo. La sequela di Gesù non richiede solo un'adesione formale ("Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli - Matteo 7,21), ma un "avvicinarsi", un provare ad "imitare" quello che era il suo stile di vita, la sua umanità. Quindi, come è possibile definirsi cristiani e allo stesso tempo disprezzare lo straniero, il migrante, colui che chiede di essere accolto? E`una vera e propria contraddizione. Abbiamo una fede che ci è arrivata dall'oriente da migranti, da persone che hanno rischiato di morire nei naufragi, come Paolo, e anche noi, a nostra volta, siamo partiti per terre sconosciute per far conoscere la fede ad altri popoli. La nostra storia, come la storia di tutta l'umanità, è una storia di migrazioni, di intrecci, di mescolamenti, di condivisioni. Dobbiamo chiederci pure perchè catechesi e "dottrina" (che brutta parola) non ci abbiamo cambiato il cuore, invece che insegnarci solo precetti e dogmi freddi. Già il "vecchio testamento", contiene pagine ricchissime sul rispetto dei poveri, dei bambini, delle vedove, degli stranieri, cioè delle persone più umili che stavano ai margini della società essendo considerati come degli zeri, parole che dobbiamo riscoprire e approfondire, come queste: "Non defrauderai il bracciante povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, entro le tue porte; gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a questo va il suo desiderio; così egli non griderà contro di te all'Eterno e non ci sarà peccato in te" (Deuteronomio 24,14-15).
(Domenica, 14 ottobre 2018)