C'è una malattia che deve preoccuparci più di ogni altra, è quella in cui cominciamo a credere che il nostro ombelico sia al centro del mondo, è quando siamo pronti a dare l'offerta al "santo" ma di fronte al povero che ci tende la mano ci giriamo dall'altra parte, rifiutando di riconoscerne il volto. Quel Gesù di cui domani facciamo memoria, è stato, sin dalla nascita, un segno di contraddizione, di rottura, ed è per questo che è un simbolo universale di giustizia in cui tutti (anche i non credenti) possono riconoscersi. Non è quel Gesù edulcorato che ci hanno insegnato al catechismo per assopirci le coscienze. Con la sua parola ha ribaltato le categorie e i "valori" sociali, per quella sua parola è stato ucciso dal potere religioso e imperiale. È una parola "scomoda". Se avesse voluto il quieto vivere avrebbe vissuto cent'anni. Se quella parola non ci scuote ogni giorno le coscienze, non ci mette in crisi, allora è stata pronunciata invano. "...Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso...Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione..." (Luca 12).
Buon Natale a tutte e tutti.
(Domenica, 24 dicembre 2017)