La strage di bambini di ieri nel villaggio druso di Majdal Shams, nel nord d'Israele, segna davvero un punto di non ritorno rappresentato però non dalla necessità di un vendetta immediata e terribile, ma dalla presa di coscienza che bisogna invece fermare la faida, la vendetta.
La ritorsione violenta di Israele dopo lo scempio del 7 ottobre 2023 non è servita a sconfiggere gli avverasi di Hamas ma, al contrario, ha innescato altro odio, altra violenza, altro desiderio di vendetta. Una miccia che andrebbe spenta prima che divampi in una guerra totale che potrebbe portare alla stessa distruzione dello Stato di Israele.
Così Netanyahu, paradossalmente, riuscirebbe nell'impresa mai raggiunta dai nemici di Israele dal 1948.
Netanyahu va fermato per il bene del suo popolo. Lui sta ora combattendo una guerra personale per la sua sopravvivenza politica, ma un leader non agisce così. Un autentico leader agisce per il bene dei suoi concittadini e in questo momento l'interesse primario dei suoi concittadini è di porre termine ad ogni violenza.
Se non per ragioni umanitarie, almeno per una motivazione molto più semplice: è una guerra che non si potrà mai vincere.
(Domenica, 28 luglio 2024)