Le storie dei migranti che, in questi giorni, stiamo ascoltando, guardando, leggendo sono davvero devastanti, spezzano il cuore. Non dobbiamo assuefarci, non dobbiamo pensare che ormai siano una notizia come un'altra, come titoli che passano fuori dalle nostre coscienze, perchè sono storie di uomini che ci interrogano profondamente, che ci interpellano sulla nostra visione del mondo. La stessa espressione extracomunitari crea separazione, divisione: noi da una parte, loro da un'altra. Non ci sono extracomunitari, ma solo persone. Noi in Cina allora saremmo extracinesi, negli Stati Uniti extraamericani e così via. Ai noi e ai nostri figli dovrebbe essere impedito di studiare e lavorare all'estero, perchè "rubiamo" alle popolazioni locali. Ognuno di noi é extra rispetto a qualcosa. Ogni confine, ogni barriera non è naturale, ma è creata artificialmente dall'uomo. Ogni persona ha il diritto ad essere felice. Le migrazioni sono un fenomeno che trova la sua origine nella notte dei tempi. Nessuno potrá fermarle, né il filo spinato, né i cannoni, né le ruspe. Noi stessi siamo il frutto dell'intreccio di popoli e di sangue. Siamo tutti meticci. Nessun uomo è straniero. Se prendiamo il solo dato economico, i paesi che hanno accolto più migranti, sono più progrediti di quelli che li hanno respinti sistematicamente. La recente apertura della Germania ai profughi siriani è dettata più che da motivi umanitari, da utilità economiche e demografiche. Ricordiamoci di quando i migranti eravamo noi italiani (comunque lo siamo tuttora) e di come eravamo "brutti, neri, sporchi e cattivi", di come "portavamo malattie". Rileggiamoci la storia di Sacco e Vanzetti e del vero motivo per il quale sono stati condannati a morte.
C'è sempre un sud che é più a sud del nostro. Ma attenzione che, ragionando così, un giorno magari non troveremo più nessuno disponibile a difendere la nostra condizione. La storia, che é grande maestra, insegna. "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare" (Bertolt Brecht).
Dovremmo, invece, fare sempre più nostri i sentimenti di accoglienza e compassione e renderli contagiosi nei nostri rapporti interpersonali, nelle nostre amicizie. E' più difficile di quanto si possa immaginare. Ci sono tanti pregiudizi, tanti egoismi e il messaggio evangelico di accoglienza, "ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35), è una Parola dura che non riusciamo a capire in pieno, neanche quando siamo devotissimi cattolici e genuflessi di fronte alle nostre belle statue. Ma le persone valgono molto di più delle statue. "Chi salva una persona, salva il mondo intero", recita il Talmud. Per fortuna, però, ci sono tante persone, degli "angeli", che ogni giorno sono impegnati a salvare questi nostri fratelli, ad accoglierli e provare a dare loro una speranza. Pensiamo a migliaia di volontari, a Emergency a Medici Senza Frontiere ad Amnesty alla Caritas. Sono uomini commoventi. Ecco, facciamoci commuovere da loro e, se ci è possibile, diamo loro una mano. Ricordiamoci che siamo debitori di questi popoli che fuggono, perchè fuggono dalle guerre che abbiamo loro imposto, fuggono dal nostro colonialismo, dalla nostra economia di rapina, dalla schiavitù che abbiamo teorizzato e praticato, dai traffici di armi dei nostri affaristi in giacca e cravatta. E' un debito che non estingueremo mai, ma almeno restituiamo loro un minimo di accoglienza e di amore. Poi, pensiamo ancora che, per puro caso, siamo nati da questa parte del mondo, se fossimo nelle loro scarpe, o meglio nei loro piedi nudi, avremmo magari una visione "leggermente" diversa delle cose.
(Lunedì, 31 agosto 2015)