E dopo aver smaltito la melassa natalizia, dopo aver festeggiato l’arrivo del nuovo anno, è il caso di augurarci: “Ricominciare a crescere”, naturalmente in campo economico. Sì, la crescita è necessaria. Ma penso che non sia giusto auspicare che si ritorni esattamente come si era prima della crisi. Per un motivo molto semplice. Perché la crisi ha messo in luce tutta una serie di magagne che ci portavamo dietro senza troppo preoccuparci delle conseguenze. In altre parole, la crisi ci ha obbligato a rivedere tanti aspetti della nostra società che hanno bisogno di un intervento chirurgico decisivo.
Sono quelli che il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio di fine anno, ha denominato la “patologia” italiana: evasione fiscale, corruzione amministrativa, parassitismo, diffusa illegalità, inquinamento criminale. Vorrei aggiungere l'enorme debito pubblico, il dissesto dell'ambiente, le carenze in campo di trasporti, la malasanità, le difficoltà della scuola, le carceri sovraffollate, ecc. Ci si accorge che abbiamo un paese dissestato, che deve essere messo in ordine se si vogliono affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e della globalizzazione.
E allora, ricominciare a crescere sì, ma non per stare meglio individualmente, per ricominciare a consumare sempre di più, ma per investire nei settori più nevralgici della vita sociale, perché a tutti sia data la possibilità di vivere in un paese progredito e solidale. Ma perché ciò possa avvenire è necessario che tutti, specialmente quelli che appartengono alle fasce più benestanti della popolazione, sappiano rinunziare almeno a una parte dei loro privilegi. Liberamente forse non lo farebbero mai. Benedetta crisi, se riuscirà a far stanare i soldi dove si sono indebitamente accumulati per metterli al servizio di quei settori in cui sono più necessari. Ma a monte di tutto ciò è necessario un nuovo patto sociale, fondato sui valori fondamentali della convivenza sociale.
Gaetano Rocca
(Domenica, 22 gennaio 2012)