Ancora una volta ci ritroviamo a piangere la perdita di nostri militari in missioni all’estero. Al dolore dei familiari e di tutto il paese si aggiunge quello dei parenti delle vittime civili afgane, di cui poco si parla ma che pagano pure loro e con pari dignità l’assurdo tributo di sangue alla violenza. Si proprio i civili, le persone comuni di ogni età, in tutti i teatri di guerra, simmetrica o asimmetrica che sia, sono le più indifese e quelle che, nel silenzio dei media, offrono il più grande sacrificio all’indistruttibile moloch della guerra. La morte li sorprende inermi mentre si credono al sicuro nelle loro case, mentre vanno al mercato, mentre si recano sul posto di lavoro. Restano però soltanto numeri, non hanno un volto, né storie da essere raccontate. La brutalità subita resta un effetto collaterale anche nei resoconti di tv e giornali. Nessuno si ricorderà di loro, nessuno mai li considererà eroi. Eppure sono loro i veri eroi, perché continuano a voler vivere nonostante tutto intorno a loro parla di morte, perché vogliono essere normali quando di normale non c’è assolutamente niente, se non la stupidità delle armi.
(Sabato, 19 settembre 2009)