Serve un riassunto.
Matteo Renzi, che diventa Presidente del Consiglio semplicemente perchè vince le primarie di un partito e insediato da Re Giorgio Napolitano (quasi fossimo, come direbbero, alcuni politologi, in uno stato d'eccezione), impone, sotto ricatto politico, ad un Parlamento illegittimo (perché eletto grazie ad una legge dichiarata incostituzionale) una "deforma" della Carta Costituzionale che modifica un terzo del Patto Fondativo della nostra Repubblica, quindi delle Regole dello stare insieme come cittadini, andando a cambiare il senso e, quindi, a modificare surrettiziamente, persino, alcuni articoli della prima parte della Costituzione (quella sui diritti e doveri dei cittadini). Potremmo dire, paradossalmente, che alcuni articoli della "deforma" sono incostituzionali rispetto ad altri articoli della stessa Costituzione, quale l'art. 1 che fissa il principio della sovranità popolare. Fa approvare allo stesso Parlamento (sempre sotto ricatto politico) a colpi di voti di fiducia e, addirittura, facendo sostituire ben dieci componenti dissidenti della commissione affari costituzionali, membri del suo stesso partito, una nuova legge elettorale che "garantira" il governo di una minoranza e che, comunque, presenta elementi di incostituzionalità al pari del "porcellum". E sin qui siamo alla sintesi del pensiero "democratico" del "nuovo macchiavellico principe". Poi, sabato scorso, da il via libera ad una legge di stabilità (forse per lui), in chiave prettamente elettorale e secondo i canoni del più nefasto clientelismo e dalla spesa "ad muzzum", per distribuire "mancette" inutili al Paese, ma utilissime, secondo il suo pensiero, alla sua sopravvivenza politica.
A mio avviso, è davvero troppo.
#iovotono
(Lunedì, 17 ottobre 2016)