La nostra identità non è definita una volta per tutte dalla nostra nascita, ma cammina insieme a noi.
Oggi siamo solo parte di quello che siamo stati ieri e domani saremo solo parte di quello che siamo oggi.
E’ la stessa nostra vita che accompagna la nostra identità. Ogni nostra esperienza, ogni nostro incontro genera cambiamento, genera identità. Magari non ce ne accorgiamo, ma è così.
Noi non siamo solo maschi o femmine o il colore della nostra pelle, non siamo solo studenti o studentesse, occupati/e o disoccupati/e, non siamo solo le nostre tendenze sessuali, non siamo solo il nostro pensiero spirituale o i nostri interessi di qualsiasi genere, ma siamo qualcosa di molto più grande e complesso: siamo persone.
Questa dimensione ci conferisce una dignità assoluta che possiamo anche rivendicare, purché non escludiamo alcun'altra persona, purché le riconosciamo la stessa nostra dignità.
Una società può crescere solo se è inclusiva, se non ha paura delle differenze, ma le considera "native" e, quindi, proprie dello stesso genere umano.
Una società che “predica” l’esclusione, una società che si chiude nei propri stereotipi lasciando fuori chiunque non risponde ad una determinata check-list da spuntare, è una società regressiva, destinata al fallimento e alla morte, una società attanagliata dalla paura che genera paura e che fa paura.
La storia ne è una testimone affidabile.
(Venerdì, 29 luglio 2022)