Nei "sacri palazzi" sono due giorni che brindano alla sentenza della Corte Suprema degli Usa che cancella il diritto federale all'aborto.
Una sentenza chiaramente in odio alle donne.
Ma i vescovoni la leggono come il giudizio di Dio, come una rivincita dell'autorità sulla libertà.
Io penso che, posta di fronte alla decisione se abortire o meno, ogni donna è davanti ad una scelta dolorosa e drammatica che non affronta mai a cuor leggero, ma il corpo è suo e nessuno può decidere per lei.
La cosa più intollerabile, però, è che una casta privilegiata di maschi, quali sono i vescovi, i cardinali e il papa, debba intervenire ogni volta a gamba tesa in materia di diritti civili per tentare di imporre la propria dottrina a tutto "l'ecumene" (cioè a tutta la comunità, anche a quella parte che non si riconosce nella chiesa cattolica).
Chi vuole sottomettersi alla sua dottrina "morale" è libero e libera di farlo, ma tentare di imporla a tutti gli altri e le altre con discorsi imbarazzanti e, nella loro essenza, pure violenti è da restituire al mittente, anche perché manca di quella misericordia che tanto "predicano" dagli altari.
Si affannano a proclamare la "dignità della donna", ma nella sostanza la disprezzano.
A quando la nuova caccia alle streghe?
(Domenica, 26 giugno 2022)