Il 2 ottobre 1955, il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, pronunciò questo storico discorso davanti ai sindaci delle capitali di tutto il mondo. La sua "forza" morale e politica è ancora viva e attuale.
«Signori Sindaci, tutto quello che ho detto intorno al valore della città umana, non è stato detto per affrontare i termini culturali di un problema tanto vasto e di tanto peso: è stato detto, invece, per porre la premessa della questione fondamentale che sta alla base di questo Convegno fiorentino. Questione che solo ora, nel nostro tempo, a causa degli strumenti di distruzione connessi con la tecnica nucleare, viene posta nei suoi termini più attuali e più drammatici. E la questione è la seguente: quale è il diritto che le generazioni presenti possiedono sulle città da esse ricevute dalle generazioni passate? La risposta, è chiaro, non può essere che questa: è un diritto di usare, migliorandolo e non distruggendolo o dilapidandolo, un patrimonio visibile ed invisibile, reale ed ideale, ad esse consegnato dalle generazioni passate e destinato ad essere trasmesso – accresciuto e migliorato – alle generazioni future. Usare, migliorare e ritrasmettere la casa comune! Si tratta di una eredità fedecommissaria, direbbero i giuristi romani: le generazioni presenti ne sono gli eredi fiduciari; quelle venture, gli eredi fedecommissari.
Eccoci, Signori, al nodo del nuovissimo e massimo problema, in certo senso, che presenti la storia attuale: problema che è insieme, inscindibilmente teologico, morale, giuridico, politico, militare e storico. Per noi Sindaci, come per i popoli che noi rappresentiamo, la soluzione di questo problema non presenta dubbi di sorta. Le città non possono essere destinate alla morte: una morte, peraltro, che provocherebbe la morte della civiltà intiera. Esse non sono cose nostre di cui si possa disporre a nostro piacimento: sono cose altrui, delle generazioni venture, delle quali nessuno può violare il diritto e l’attesa. Nessuno, per nessuna ragione, ha il diritto di sradicare le città dalla terra ove fioriscono: sono – lo ripetiamo – la casa comune che va usata e migliorata; che non va distrutta mai! Ed eccoci, signori Sindaci, proprio alla radice di questo Convegno singolare: lo scopo cui esso mira sta tutto qui: e cioè nel riscoprire il valore ed il destino delle città e nell’affermare il diritto inalienabile che hanno sopra di esse le generazioni venture: nell’affermare, perciò, che le generazioni presenti non hanno il diritto di dilapidarle o di distruggerle.»
(Sabato 16 gennaio 2016)